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Entriamo nel dettaglio di una delle attività più importanti del processo amministrativo. L'attività istruttoria è infatti un’attività volta ad individuare la realtà dei fatti. Ovviamente precede l'attività di trattazione (che viene inserita per l'individuazione della disciplina giuridica applicabile). La fase istruttoria è dunque da individuarsi nella fase di un procedimento processuale in cui avvengono delle indagini e in cui si acquisiscono prove e informazioni utili ai fini del giudizio.

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Le fasi del processo amministrativo

Il processo amministrativo si evolve in tre fasi:

  • l’iniziativa: può essere presa da vari soggetti, quali un’Amministrazione o un privato.
  • l’istruttoria: avente l’obiettivo di acquisire dati e conoscenze e la loro valutazione, utili a continuare il provvedimento;
  • la decisoria: fase finale in cui viene dato un giudizio, quindi viene adottato il provvedimento sulla base della valutazione dei documenti acquisiti nella fase precedente.

L’istruttoria in Italia

Nel nostro paese la fase istruttoria è prevista solo per quel che concerne il diritto processuale civile in quanto nel processo penale la figura del giudice istruttore è stata soppressa nel 1988 in favore del Giudice per le indagini preliminari e del Giudice dell'udienza preliminare.

Nel processo amministrativo vengono dunque annoverate entrambe le attività che corrispondono a due diverse fasi dello stesso processo. Non è corretto però affermare che nel processo amministrativo non vi sia attività istruttoria perché quest’attività ha l’obbligo di essere ricostruita dal giudice.

Il principio di prova

Abbiamo visto che un elemento importante dell'attività istruttoria è la prova. 

Nel Diritto amministrativo è stato accolto quello che viene definito principio di prova: il privato assolve l'onere della prova con una ragionevole rappresentazione della realtà nell'atto introduttivo. Ci sono correnti giurisprudenziali ritenenti che, nel caso di diritti soggettivi questo principio non possa trovare applicazione e lasci spazio al normale principio dell'onere della prova.

In questa fase, il giudice ha la facoltà di richiedere documenti e chiarimenti alle parti nonostante queste abbiano l’onere della prova. Questa richiesta può essere effettuata anche d’ufficio, vale a dire che può essere rivolta a terze parti la domanda dei documenti necessari per il giudizio. In questo caso, il terzo può essere prima chiamato in giudizio e poi può rispondere alle richieste del giudice.
L’acquisizione dei documenti può avvenire tramite richiesta di “esibizione” oppure tramite “produzione”: nel primo caso, è il giudice ad imporre la presentazione delle carte; nel secondo, è la parte a fornirle spontaneamente. In tutto ciò, è il giudice a definire il tempo, il luogo e il modo di esibizione.

Rilevamento di prove su cose e persone

Le prove possono essere rilevate anche tramite un’ispezione nei confronti delle parti e dei terzi e viene considerata una prova diretta. Il giudice può decidere questo tipo di ispezione al fine di raccogliere più informazioni possibili per conoscere i fatti della causa. Le informazioni possono riguardare le caratteristiche di una cosa, di un luogo o di una persona che potrebbero risultare rilevanti per la decisione della causa.

Valutazione delle prove

Durante questa delicata fase processuale, il giudice è chiamato a svolgere un’analisi critica e ponderata delle prove presentate, operando con acutezza di giudizio e discernimento raffinato. Questa operazione richiede un esame meticoloso delle evidenze disponibili, il cui esito sarà fortemente influenzato dalla perspicacia e dalla capacità del giudice di valutare in maniera calibrata ed equa le informazioni ricevute.

In questo contesto, anche il comportamento tenuto dalle parti in causa nel corso del processo assume un ruolo cruciale. Infatti, le azioni, le reazioni e, più in generale, le dinamiche comportamentali manifestate dalle parti durante le diverse fasi del procedimento giuridico possono fornire al giudice ulteriori elementi e spunti riflessivi. Tali comportamenti possono essere interpretati come indicatori taciti, ma significativi, che possono contribuire ad arricchire il quadro probatorio e influenzare, in un senso o nell'altro, l'orientamento del giudizio finale.

È fondamentale sottolineare che l’intero processo di valutazione delle prove da parte del giudice deve essere improntato a principi di prudenza e ragionevolezza. Questi principi non sono meri concetti astratti, bensì criteri operativi concreti che guidano il giudice nel delicato percorso di interpretazione e valutazione delle prove. La prudenza si traduce nella necessità per il giudice di procedere con cautela, senza farsi travolgere dall'impulsività o da pregiudizi, ponderando con attenzione ogni singolo elemento probatorio. La ragionevolezza del giudizio, d'altra parte, implica un'esercitazione equilibrata e coerente del potere giudiziario, che deve essere sempre esercitato nel rispetto delle norme giuridiche vigenti e dei diritti delle parti coinvolte.

In tale quadro, il verdetto che emerge da questo processo di valutazione deve essere il frutto di un equilibrio sapiente e misurato tra l'analisi oggettiva delle prove e l'interpretazione ragionevole dei comportamenti delle parti, il tutto filtrato attraverso l'obiettività e l'esperienza del giudice presiedente. Questa sinergia di fattori concorre a garantire che il giudizio finale sia non solo il risultato di un'attenta ponderazione delle prove materiali, ma anche espressione di un processo decisionale improntato a criteri di giustizia, equità e legalità.

Le spese d’istruttoria 

Quando ci si addentra nel campo delle spese d'istruttoria associate ai prestiti, è cruciale notare che non esistono normative rigide o regole prestabilite che delineano un valore proporzionale fissato tra queste spese e l'importo totale del prestito concesso. La mancanza di linee guida chiare e standardizzate può portare, in diversi casi, a situazioni in cui le spese d'istruttoria sembrano non essere calibrate adeguatamente, risultando, di conseguenza, sproporzionate rispetto all'entità del prestito.

Questo fenomeno diventa particolarmente evidente e rilevante quando si tratta di prestiti di importo ridotto. In queste circostanze, le spese d'istruttoria, che l'ente prestatore richiede, spesso non sembrano giustificate né adeguate se messe a confronto con il valore complessivo del credito fornito al richiedente.

La determinazione delle spese d'istruttoria è largamente lasciata alla discrezione dell'ente o dell'istituzione finanziaria che eroga il prestito. Questi enti hanno la libertà di stabilire e regolamentare autonomamente le spese d'istruttoria, decidendo in maniera indipendente quanto addebitare ai clienti per l'analisi e l'elaborazione delle loro richieste di prestito.

È fondamentale, per i richiedenti, prendere in considerazione il Tasso Annuo Effettivo Globale (TAEG) quando si valutano le offerte di prestito. Il TAEG rappresenta un indicatore chiave in quanto include, oltre agli interessi, tutte le spese accessorie legate al prestito, comprese quelle d'istruttoria. Analizzando attentamente il TAEG, i richiedenti possono farsi un'idea più precisa del costo totale del prestito, e di conseguenza, delle spese che l'ente prestatore prevede di coprire tramite la somma erogata. Questa valutazione consente ai richiedenti di comprendere meglio il carico finanziario complessivo che dovranno sostenere e, quindi, di programmare con maggiore consapevolezza i futuri impegni economici legati al rimborso del prestito e alle spese connesse.

FAQ

Cosa si intende per "istruttoria"?

L'istruttoria è una fase preliminare o preparatoria che riguarda la raccolta, l'analisi e la valutazione di informazioni e documenti necessari per prendere una decisione in merito a un determinato procedimento, che può essere di natura giudiziale, amministrativa o anche bancaria e finanziaria.

Quali sono gli obiettivi dell'istruttoria?

L'obiettivo primario dell'istruttoria è fornire un quadro chiaro e completo della situazione in esame. Ciò include la verifica della veridicità e della rilevanza delle informazioni fornite, la valutazione dei rischi associati, e la raccolta di elementi probatori necessari per supportare la decisione finale.

Chi conduce l'istruttoria?

L'istruttoria può essere condotta da vari soggetti a seconda del contesto. In ambito giudiziale, può essere guidata da un giudice o un organo giurisdizionale. In contesti amministrativi, può essere condotta da funzionari o organi amministrativi competenti. In ambito bancario o assicurativo, sono solitamente professionisti interni o esterni all'ente che conducono l'istruttoria.

Qual è la durata di un'istruttoria?

La durata dell'istruttoria può variare notevolmente a seconda della complessità del caso, del numero di documenti e informazioni da analizzare, e delle risorse disponibili per condurre l'istruttoria. Può variare da pochi giorni a diversi mesi o, in casi particolarmente complessi, anche anni.

Cosa succede al termine dell'istruttoria?

Al termine dell'istruttoria, il soggetto o l'organo che l'ha condotta produce un resoconto o un documento che riassume i risultati e le conclusioni raggiunte. Questo documento sarà poi utilizzato come base per prendere decisioni informate e motivate riguardanti il procedimento o il caso in questione.

Autore: Avvocato Giacomo Locopo

Immagine di Giacomo Locopo

Nato a Catania il 25 febbraio 1970, l'avvocato ha conseguito la laurea in Giurisprudenza presso l'illustre Università degli Studi La Sapienza di Roma. Attualmente, è iscritto all'Albo dell'Ordine degli Avvocati nella città di Palmi, dove esercita la professione legale con competenza e dedizione.