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Vediamo nel dettaglio come diventare curatore fallimentare, le sue funzioni e quali sono i poteri di cui è in possesso

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Che cosa fa questo professionista durante il suo operato

Se aspirate a diventare curatore fallimentare, dovete essere a conoscenza delle funzioni principali di questo ruolo:

  • Gestire il patrimonio del fallimento sotto la supervisione del Giudice Delegato e del comitato dei creditori.
  • Rappresentare l'ente fallito in tribunale, ma solo con l'autorizzazione del Giudice Delegato (tranne nei casi di contestazione, notificazioni ritardate di crediti e diritti di terzi). Notate che non è possibile assumere il ruolo di avvocato.
  • Delegare specifiche operazioni ad altri, sempre con l'autorizzazione del Giudice Delegato, assumendone l'onere finanziario.
  • Farsi assistere da terzi sotto la propria responsabilità, assorbendo l'onere finanziario, ma sempre con l'autorizzazione del giudice delegato.

Coloro che puntano a diventare curatori fallimentari devono essere pronti ad assumersi una serie di responsabilità. Tra queste c'è la presentazione di una relazione che dettaglia le cause e le circostanze che hanno portato al fallimento, la quale deve essere presentata entro 60 giorni dalla dichiarazione del fallimento. Sarà inoltre necessario condurre un'indagine sulla prudenza e sulla responsabilità dell'ente che è fallito, così come sulle possibili responsabilità dei suoi amministratori, in particolare nel caso di società.

Diventare curatore fallimentare: quali procedimenti dovrà mettere in atto una volta ottenuto l'impiego

Dopo essere riuscito a diventare curatore fallimentare, a partire dal momento della relazione iniziale, dovrà redigere ogni sei mesi una ulteriore relazione sulle attività svolte, da consegnare al Giudice Delegato. Tale relazione riguarda anche il conteggio della gestione basata sugli incassi e sugli esborsi; una copia della relazione va inoltre consegnata al comitato dei creditori e successivamente va lasciata presso il registro delle imprese.

Coloro che aspirano a diventare curatori fallimentari devono sapere che durante il loro mandato avranno diverse responsabilità importanti, tra cui:

  • Eseguire un inventario dei beni e apporre i sigilli;
  • Preparare il progetto dello stato passivo;
  • Assumere il ruolo di parte nel procedimento;
  • Creare un piano di liquidazione;
  • Gestire l'impresa, se è previsto un esercizio provvisorio;
  • Vendere i beni e, se necessario, sospendere la vendita in caso di offerta migliore;
  • Preparare il progetto di distribuzione dei beni.

Il loro compenso viene liquidato dopo l'approvazione del rendiconto, salvo acconti che possono essere previsti e accordati dal Tribunale, su richiesta del curatore e mediante decreto del Tribunale basato sulla relazione del Giudice Delegato.

Perchè diventare Curatore Fallimentare

Il curatore fallimentare è un organo nominato dal tribunale nel corso di una sentenza di fallimento. La nomina per diventare curatore fallimentare può essere anche effettuata tramite decreto se sussistono revoche o sostituzioni dello stesso.

La sua figura è pari a quella di un pubblico ufficiale della Repubblica italiana, e pertanto deve adempiere ai propri doveri in base alla natura del suo incarico. Stando alla nuova legge Fallimentare, il curatore svolge la sua funzione in base a predeterminati requisiti di professionalità.

Chi può svolgere la funzione

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Pertanto, in base alla nuova legge fallimentare, può diventare curatore fallimentare e svolgere le funzioni ad esso preposte la seguente categoria di persone:

  • gli avvocati, i dottori commercialisti, i ragionieri e ragionieri commercialisti;

  • coloro che hanno svolto funzioni di amministrazione, direzione e controllo in società per azioni;

  • gli studi professionali e associati.

Non possono svolgere la funzione di curatore fallimentare, invece:

  • il coniuge, i parenti e gli affini entro il quarto grado del fallito;

  • i creditori;

  • coloro che nei due anni precedenti hanno concorso al dissesto dell'impresa;

  • chiunque si trovi in conflitto di interessi.

Si può accettare la nomina entro i due giorni successivi alla domanda, previa sua accettazione. Tale domanda va fatta pervenire al Giudice Delegato di riferimento.

 

Diritto di Credito: tutte le informazioni di cui hai bisogno 

Il Diritto di Credito rappresenta, per legge, la modulistica che ruota attorno al rapporto di scambio tra due parti, che può concretizzarsi nel trasferimento di potere d’acquisto o di disponibilità contro il pagamento di un interesse. Il diritto di credito è dunque lo strumento essenziale per il trasferimento di risorse da chi le detiene a chi non ne ha (ma può impiegarle ottenendo un utile superiore all’interesse pagato). Il cedente diventa così creditore, mentre il cessionario debitore.

Il Diritto di Credito si riferisce alla posizione giuridica attiva di un individuo o entità nel contesto di un rapporto obbligatorio, ovvero il diritto del creditore di richiedere al debitore l'adempimento di una prestazione dovuta a seguito dell'assunzione di un obbligo.

Per legge, il Diritto di Credito coincide con il diritto di richiedere al debitore l'adempimento di una prestazione di natura patrimoniale. Per esercitare questo diritto, il creditore deve avere fiducia nella solvibilità del debitore prima della conclusione di un contratto. È importante notare che il credito può riguardare qualsiasi bene economico o servizio; può essere il prestito di una somma di denaro o la vendita con pagamento differito. In tal modo, l'atto di concessione del credito aumenta la capacità di acquisto del beneficiario, poiché offre l'opportunità di ottenere beni oltre i limiti imposti dalle proprie risorse monetarie.

Le istituzioni che facilitano il trasferimento di credito sono tipicamente banche o altri istituti finanziari, che agevolano la raccolta del risparmio e la sua distribuzione attraverso specifiche operazioni. Queste operazioni sono la base per distinguere i diversi tipi di credito. In sostanza, la banca raccoglie fondi da coloro che dispongono di risorse in eccesso rispetto alle loro necessità (un'operazione passiva) e li presta a coloro che ne hanno bisogno (un'operazione attiva).

Il concordato preventivo

Nell'ambito del diritto commerciale, viene denominato concordato preventivo un particolare istituto giuridico traente origine dalla moratoria; in pratica, permette all'imprenditore in situazione di crisi di eliminare ogni tipo di debito accumulato dalla sua impresa o azienda attraverso un piano di ristrutturazione di tutti i debiti e del pagamento di una loro porzione attraverso ogni mezzo lecito.

Tipologie di concordato

Le tipologie esistenti di contratto nel Diritto di Credito commerciale, per legge, sono essenzialmente due.

Concordato garantito, quando viene garantito a priori il soddisfacimento integrale di tutti i creditori considerati privilegiati, di almeno il quaranta percento dei creditori chirografari (tale termine sta ad indicare i creditori che vengono soddisfatti subito dopo i cosiddetti privilegiati nel rientro dello stipendio o mensilità o nel pagamento di tasse e imposte).

Va detto che è di pochi anni fa la modifica in tal senso, o meglio l'abrogazione di parte dell’art. 160 che imponeva una soglia minima di soddisfacimento dei creditori chirografari, pari al 40% dell’ammontare del credito.

Diritto di Credito

Attualmente, la domanda non prevede un vincolo di tipicità e può quindi venire organizzata in maniera scevra da imposizioni di tal genere, e prevedere quindi ampie determinazioni dell'autonomia privata e non pubblica.

Concordato con cessio bonorum. Questo tipo si ha quando vengono ceduti, senza alcuna garanzia, tutti i beni ai creditori. Beni, per meglio dire, che al momento dell'omologa rientrino nell'ambito di un requisito di idoneità degli stessi, in modo che venga così coperta la percentuale concordataria.

Continuiamo questo articolo sul Diritto di Credito parlando dei crediti inesigibili.

Crediti inesigibili

Le banche o altre imprese e aziende spesso si trovano di fronte a crediti che ritengono inesigibili, cioè crediti che, per vari motivi, presumono non verranno recuperati. Questi crediti devono essere eliminati dall'attivo del bilancio, processo che riduce gli utili apparenti ma anche evita di dover pagare tasse su entrate che non sono state effettivamente realizzate.

La normativa contabile non impone di evidenziare nella nota integrativa situazioni in cui la probabilità di insolvenza su crediti, in relazione allo stipendio o al guadagno del creditore, sia significativa entro un periodo di 12 mesi. Allo stesso modo, non è obbligatorio evidenziare le coperture assicurative specifiche o l'esposizione relativa agli anticipi sulle fatture dei clienti verso istituti di credito o società di leasing/factoring.

Per le banche, il rapporto tra i crediti considerati inesigibili e il totale dei prestiti erogati è un indicatore fondamentale di solvibilità patrimoniale, essenziale per la valutazione del rating dei titoli bancari da parte della comunità finanziaria.

Le banche sono spesso tra i titoli con la maggiore capitalizzazione sul MIBtel, con un valore tipico dell'indicatore di solvibilità intorno al 2%. È fondamentale confrontare il valore totale dei crediti in sofferenza con il patrimonio netto della banca.

A volte, più del 50% dei crediti inesigibili viene ceduto definitivamente (pro soluto) a società autorizzate, permettendo alla banca di recuperare la somma prestata e di evitare di dover ridurre i crediti e gli utili nel bilancio, considerando anche l'effetto delle imposte da pagare.

Queste società possono essere spesso banche straniere con un maggiore patrimonio da utilizzare per bilanciare i crediti in sofferenza, o società appositamente create dalla banca cedente che ne detiene il 20% del capitale sociale.

In questo modo, l'insolvenza viene "scaricata" sul bilancio di un'altra società, di cui la banca detiene la maggioranza relativa delle azioni (e nella quale espone solo una parte del proprio capitale, anziché l'intero capitale sociale).

Comitato creditori: di cosa si occupa? Ecco come funziona

Oggi vi presentiamo un approfondimento tematico sul Comitato creditori. Per quanto riguarda la procedura di fallimento, esistono diverse figure ad esso preposte denominate Organi del fallimento, secondo le norme del diritto commerciale, artt. 23-41 della Legge Fallimentare.

Vediamo ora nel dettaglio l'organo denominato “Comitato dei Creditori”, con un occhio particolare sulla legislazione che determina il ruolo di questo soggetto all'interno della procedura di fallimento.

Funzioni dell'organo

Il comitato dei creditori ha la funzione principale di vigilare sull'operato del curatore fallimentare:

  • propone la sua revoca

  • esprime una serie di pareri ed emette decisioni in base alla maggioranza dei votanti, entro un termine massimo pari a 15 giorni a partire dalla richiesta effettuata dal presidente.

  • svolgere ispezioni sulle scritture contabili e sui documenti della procedura del fallimento.

Il comitato viene nominato in prima istanza dal giudice delegato, entro il trentesimo giorno a partire dalla sentenza di fallimento, in base allo studio sulle risultanze documentali e dopo aver coinvolto nella scelta il curatore fallimentare ed i creditori stessi.

Comitato creditori: Composizione del comitato

Questo organo è composto da un presidente, nominato entro il decimo giorno dalla maggioranza dei creditori, e dai tre ai cinque membri.

I membri del comitato creditori vengono scelti tra tutti i coloro che si rendano disponibili o che vengano segnalati in base alla loro capacità di poter rappresentare sia la quantità che la qualità dei crediti in maniera imparziale.

Il comitato dei creditori, in base alle ultime riforme di legge, ha oggi poteri più incisivi rispetto al passato, dove il suo potere si limitava all’ambito consultivo. Ora infatti può arrivare fino alla vigilanza e controllo, regolando il lavoro del curatore ed esprimendo pareri qualora venga richiesto dal giudice delegato o dal Tribunale stesso.
La modifica della riforma del 2007 ha inserito un cambiamento molto importante riguardo la responsabilità dei membri, disciplinata dall’articolo 2407 del Codice Civile. E’ infatti loro richiesto un alto senso di professionalità e di cura del lavoro, derivante dal ruolo e dall’importanza dell’incarico ricevuto.

Comitato creditori

Comitato creditori: Boom di fallimenti in Italia

Purtroppo quando si parla di aziende fallite in Italia, si tocca un tasto dolente perchè nel 2014 troppe imprese hanno avuto questa sorte. Allargando il quadro, dal 2008, inizio della crisi economica, il fallimento ha investito molte aziende in Italia, costrette a chiudere saracinesca per via dei mancati incassi che non consentivano di poter proseguire l’attività. Rimanendo ai dati, che più di ogni altra cosa delineano in maniera netta il quadro, solo nel 2014 sono fallite 14mila aziende. Questo dato purtroppo rappresenta un record negativo per il Bel Paese, con un +7% rispetto al 2013. Un dato che tuttavia tende ad aumentare se si considerano anche le procedure concorsuali non fallimentari e le liquidazioni.

Tutto ciò ovviamente è andato ad incidere sui posti di lavoro, con 1 milione di posti persi a causa del fallimento di così tante aziende dovuto alla crisi economica. Risultati trasversali che sono più o meno uguali nella gran parte delle Regioni d’Italia. Dove si è più sentito questo problema è nel Nord-Ovest dell’Italia, con più del 30% dei posti di lavoro bruciati, dei quali 40mila in Lombardia (Regione che ospiterà l’Expo 2015 nella provincia di Milano). I settori più coinvolti dalla crisi sono stati il terziario, la distribuzione e l’ambito della moda. Una situazione molto nefasta, alla quale le istituzioni dovrebbero porre rimedio, sostenendo soprattutto le piccole-medio imprese attraverso delle misure come il credito agevolato o una riduzione delle tasse che sono il vero fardello che “ammazzano” la vita e l’attività di queste imprese.

Quale corso di laurea scegliere per diventare curatore fallimentare

Il ruolo del curatore fallimentare è di fondamentale importanza nel sistema giuridico ed economico di un paese. Questo professionista è responsabile della gestione e della liquidazione dei beni di un'azienda insolvente. Se sei interessato a intraprendere questa carriera stimolante e sfidante, la scelta del corso di laurea appropriato è il primo passo cruciale. In questo articolo, esploreremo i percorsi di studio che possono prepararti al meglio per diventare un curatore fallimentare.

Giurisprudenza

Una laurea in Giurisprudenza è una delle opzioni più comuni per coloro che desiderano diventare curatori fallimentari. Questo corso di studio offre una solida base legale, che è essenziale per comprendere gli aspetti giuridici dei procedimenti fallimentari. Durante gli studi, i futuri curatori imparano le leggi sulla bancarotta, la procedura fallimentare, i diritti dei creditori e degli azionisti, nonché la gestione delle procedure di insolvenza.

Economia e Commercio

Un'altra scelta popolare per coloro che vogliono diventare curatori fallimentari è una laurea in Economia e Commercio. Questo corso fornisce una solida comprensione degli aspetti finanziari e commerciali delle imprese, che è cruciale per gestire i beni e la liquidazione di un'azienda insolvente. Gli studenti imparano le basi della contabilità, delle finanze aziendali, dell'economia e delle strategie di gestione, che sono competenze preziose per lavorare nel campo della curatela fallimentare.

Amministrazione e Gestione delle Imprese

Un corso di laurea in Amministrazione e Gestione delle Imprese può offrire una solida preparazione per una carriera come curatore fallimentare. Questo programma di studio si concentra sulla gestione delle aziende, inclusi gli aspetti legali, finanziari e operativi. Gli studenti acquisiscono competenze in gestione strategica, analisi aziendale, diritto commerciale e altre discipline correlate che sono fondamentali per lavorare nel settore della curatela fallimentare.

Autore: Avvocato Giacomo Locopo

Immagine di Giacomo Locopo

Nato a Catania il 25 febbraio 1970, l'avvocato ha conseguito la laurea in Giurisprudenza presso l'illustre Università degli Studi La Sapienza di Roma. Attualmente, è iscritto all'Albo dell'Ordine degli Avvocati nella città di Palmi, dove esercita la professione legale con competenza e dedizione.