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Come abbiamo visto, nell'ambito dei tributi che il cittadino (denominato contribuente) deve versare allo Stato o a altro ente pubblico, troviamo la tassa, l'imposta e il contributo. Vediamo ora cosa si intende e perchè bisogna versare i contributi

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Il contributo e i versamenti

Relativamente al panorama delle prestazioni patrimoniali obbligatorie secondo l'articolo 23 della Costituzione, si parla oltre che di tasse e imposte di contributi, che sono di due tipi: speciali e sociali. Entrambi i tipi risultano essere o un prelievo obbligatorio ordinato dallo Stato nei confronti di soggetti che vengono beneficiati di un servizio pubblico; altrimenti, possono essere effettuati dallo stato come erogazione per sostenere attività produttive (in forma di sussidi o contributi veri e propri).

Versare i contributi sociali: cosa sono?

Rientrano nella categoria due tipi principali quali quelli previdenziali e quelli assistenziali.

Nell'ambito dei versamenti di contributi previdenziali rientrano quelli effettuati in forma obbligatoria all'INPS e all'INPDAP con lo scopo di ottenere la prestazione della pensione.

Per assistenziali invece si intendono quelli obbligatori effettuati sempre all'INPS e all'INAIL per essere coperti in merito ai rischi collegati a malattie, infortuni e invalidità. Nel caso dei sociali, l'obbligo di versarli appartiene al datore di lavoro. Se il contribuente è un libero professionista, un commerciante o un artigiano, l'obbligo contributivo è il presupposto dell'attività stessa.

Il mancato versamento dei contributi rientra nel penale ed è soggetto a sanzioni di questo tipo.

Con questo, viene garantito al beneficiario il diritto alla riscossione della pensione, in seguito al raggiungimento di particolari requisiti determinati dalla legge. Nell'immediato, versare quanto dovuto permette al contribuente di fruire di determinati servizi quali sussidi di disoccupazione, infortuni, invalidità, ecc.

Cosa sono i contributi? Ecco le sanzioni per il mancato versamento

Come già detto il mancato versamento dei contributi incorre in sanzioni penali diverse a seconda della gravità del gesto compiuto. Infatti, secondo la legge dell’11 Novembre 1983, n. 638, articolo 2, commi 1 e 1-bis:
“1. Le ritenute previdenziali ed assistenziali operate dal datore di lavoro sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti, ivi comprese le trattenute effettuate ai sensi degli articoli 20, 21 e 22 della legge 30 aprile 1969, n. 153, debbono essere comunque versate e non possono essere portate a conguaglio con le somme anticipate, nelle forme e nei termini di legge, dal datore di lavoro ai lavoratori per conto delle gestioni previdenziali ed assistenziali, e regolarmente denunciate alle gestioni stesse, tranne che a seguito di conguaglio tra gli importi contributivi a carico del datore di lavoro e le somme anticipate risulti un saldo attivo a favore del datore di lavoro.

1-bis. L'omesso versamento delle ritenute di cui al comma 1 é punito con la reclusione fino a tre anni e con la multa fino € 1032,91. Il datore di lavoro non é punibile se provvede al versamento entro il termine di tre mesi dalla contestazione o dalla notifica dell'avvenuto accertamento della violazione.”

Al reato, quindi, consegue una sanzione amministrativa con una cartella di pagamento da parte dell’Ente previdenziale, ma oltre a questa, il datore di lavoro dovrà affrontare un procedimento penale. Dopo esser stato constatato il mancato pagamento dei contributi dovuti al dipendente, l’Ente previdenziale comunicherà la nota di reato alla Procura della Repubblica con una vera e propria denuncia.

Se il datore di lavoro, entro 3 mesi dalla notifica da parte dell’Ente previdenziale, verserà ciò che deve essere pagato, il reato sarà estinto e non sarà inoltrata la denuncia all’Autorità Giudiziaria.
Da precisare è che la responsabilità penale è sempre del datore di lavoro, anche se il versamento dei contributi può essere attribuito a chi sia stato delegato da parte del datore, l’omesso pagamento è a carico del datore di lavoro, anche se ci sono delle eccezioni, come ad esempio nelle grandi aziende con deleghe di responsabilità.

Quali sono i contratti più costosi attualmente in Italia per quanto concerne i contributi da versare per i dipendenti?

I contratti più costosi attualmente in Italia per quanto concerne i contributi da versare per i dipendenti sono quelli a tempo indeterminato, in particolare quelli con mansioni elevate.

Infatti, i contributi previdenziali e assistenziali a carico del datore di lavoro sono più alti per i dipendenti a tempo indeterminato rispetto ai dipendenti a tempo determinato. Inoltre, i contributi sono più alti per i dipendenti con mansioni elevate, in quanto sono calcolati sulla base della retribuzione lorda.

In base ai dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, i contributi previdenziali e assistenziali a carico del datore di lavoro per un dipendente a tempo indeterminato con mansioni elevate sono pari a circa il 40% della retribuzione lorda.

I contratti più costosi in Italia sono quindi i seguenti:

  • Contratti a tempo indeterminato con mansioni elevate
  • Contratti a tempo indeterminato con anzianità di servizio
  • Contratti a tempo indeterminato con qualifica dirigenziale

I contratti a tempo determinato, invece, sono meno costosi per i datori di lavoro. I contributi previdenziali e assistenziali a carico del datore di lavoro sono pari a circa il 25% della retribuzione lorda.

I contratti a tempo determinato più costosi in Italia sono quindi i seguenti:

  • Contratti a tempo determinato con mansioni elevate
  • Contratti a tempo determinato con anzianità di servizio
  • Contratti a tempo determinato con qualifica dirigenziale

È importante notare che i contributi previdenziali e assistenziali a carico del datore di lavoro sono soggetti a variazioni in base alla normativa vigente.

Quali sono le forme alternative per mettere da parte dei contributi da riscattare in tarda età?

Esistono diverse forme alternative per mettere da parte dei contributi da riscattare in tarda età. Ecco le principali:

  • Risparmio previdenziale individuale

Il risparmio previdenziale individuale è un modo per mettere da parte dei soldi per la pensione, in modo autonomo e senza dover ricorrere all'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS). Esistono diverse forme di risparmio previdenziale individuale, tra cui:

* **Piano individuale di risparmio pensionistico (PIR)**

* **Forma pensionistica complementare (FPCT)**

* **Trattamento di fine rapporto (TFR)**

  • Risparmio gestito

Il risparmio gestito è un modo per investire i propri soldi in modo professionale, affidandoli a un gestore di fondi. Esistono diversi tipi di fondi di investimento, tra cui:

* **Fondi comuni di investimento**

* **SICAV**

* **SICAF**

  • Investimenti immobiliari

Gli investimenti immobiliari possono essere un modo per ottenere una rendita passiva in tarda età. Esistono diversi tipi di investimenti immobiliari, tra cui:

* **Acquisto di immobili da affittare**

* **Investimenti in immobili per il turismo**

* **Investimenti in immobili per il commercio**

  • Investimenti in titoli di Stato

Gli investimenti in titoli di Stato possono essere un modo per ottenere una rendita sicura in tarda età. I titoli di Stato sono dei titoli di debito emessi dal Governo italiano.

La scelta della forma di risparmio più adatta dipende dalle proprie esigenze e obiettivi. È importante valutare attentamente le diverse opzioni disponibili prima di prendere una decisione.

Ecco alcuni consigli per scegliere la forma di risparmio più adatta:

  • Determinare il proprio obiettivo

Prima di scegliere una forma di risparmio, è importante determinare il proprio obiettivo. Si vuole risparmiare per la pensione? Per un investimento a breve termine?

  • Valutare le proprie esigenze

È importante valutare le proprie esigenze in termini di rischio, rendimento e liquidità.

  • Considerare le proprie possibilità

È importante considerare le proprie possibilità di investimento in termini di budget e di tempo.

  • Ricercare le informazioni

È importante informarsi sulle diverse forme di risparmio disponibili prima di prendere una decisione.

Autore: Avvocato Giacomo Locopo

Immagine di Giacomo Locopo

Nato a Catania il 25 febbraio 1970, l'avvocato ha conseguito la laurea in Giurisprudenza presso l'illustre Università degli Studi La Sapienza di Roma. Attualmente, è iscritto all'Albo dell'Ordine degli Avvocati nella città di Palmi, dove esercita la professione legale con competenza e dedizione.