Le caratteristiche fondamentali per scrivere un testamento sono la sua Revocabilità (è possibile per il testatore eliminare o modificare l'atto) la sua Unilateralità.
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- Quando vale il testamento biologico
- Il sì dell'Europa sul testamento biologico
- La regolamentazione concertata per l'Europa
- Testamento biologico: facciamo il punto sulla legge in Italia
- Non c’è una legge specifica per l'eredità ai figli
- Le prime sentenze in Italia
- Successione senza testamento: chi sono gli eredi?
I principi per compilare un testamento
E’ bene sottolineare come il negozio testamentario si basa su quattro principi fondamentali:
- il principio di certezza
- il principio di personalità
- il principio del formalismo
- il principio di revocabilità (il legislatore ha voluto assicurare la piena libertà nel regolare post mortem i propri interessi)
Il legislatore definisce quello di scrivere un testamento come atto revocabile.
Non è consentita la revoca al di fuori dei casi e delle forme previste. La revoca può avere ad oggetto tutto ciò che in esso può essere contenuto.
Quando vale il testamento biologico
Viene detto “testamento”, prendendo il termine in prestito dalla lingua giuridica proprio in riferimento ai testamenti tradizionali dove solitamente si lasciano scritti le volontà di divisione dei beni materiali per gli eredi. Il testamento biologico viene detto, nel mondo inglese, “living will”.
Tuttavia, in Italia non esiste una legge specifica per il testamento in questione, così come non esiste un “formato tipo” cui il testamento dovrebbe adattarsi; ragion per cui ci si è più volte ritrovati di fronte a casi in cui non tutte le volontà dei pazienti potevano essere considerate bioeticamente e legalmente accettabili. Se la persona stessa, comunque, non è più in grado di intendere e di volere e non ha lasciato alcun testamento biologico, solitamente la decisione finale spetta ai congiunti di primo grado, quando non addirittura ai rappresentanti legali del soggetto interessato.
Alcuni recenti casi mediatici hanno posto nuovamente all'attenzione della politica e dell'opinione pubblica la necessità di legiferare in maniera chiara sull'argomento.
Il sì dell'Europa sul testamento biologico
Con la risoluzione 1859 del 25 gennaio il Consiglio d'Europa raccomanda agli Stati membri di adeguare la propria regolamentazione interna sull'applicazione del testamento biologico. La possibilità di avvalersi di questo diritto è garantita dalla legge in pochi Stati, e anche quando presente troppo spesso non viene applicata. La risoluzione dell'Assemblea di Strasburgo, oltre ad una finalità normativa, ha il proposito di avviare una campagna per coltivare la cultura del testamento biologico attraverso campagne di informazione mirate tanto all'opinione pubblica quanto a medici ed operatori sanitari affinché gli 800 milioni di cittadini dell'Unione Europea possano e sappiano avvalersene.
La regolamentazione concertata per l'Europa
Il documento del Consiglio d'Europa chiede che tutti e 47 gli Stati membri regolamentino il testamento biologico affinché tutti i cittadini siano messi in condizione di esprimere le loro volontà su cure e trattamenti che sono disposti a ricevere quando la loro condizione gli impedirà di comunicare le proprie decisioni al medico. Si tratta di un principio già espresso nella Convenzione sui diritti dell'uomo e sulla biomedicina, meglio nota come Convenzione di Oviedo, che i Paesi membri del Consiglio d'Europa che non l'hanno ancora fatto, tra cui l'Italia, dovranno, ora, affrettarsi a ratificare.
Testamento biologico: facciamo il punto sulla legge in Italia
Il testamento biologico altro non è che un documento con il quale ogni individuo, nel momento in cui si trova nel pieno delle proprie facoltà mentali, può esprimere la propria volontà riguardo quali terapie intende o non intende accettare qualora in futuro sia in una condizione di incapacità ed impossibilità ad esprimere la propria volontà.
Quindi il testamento biologico sarebbe da considerarsi valido. E’ pure vero, però, che lo strumento di ratifica non è stato ancora depositato alla Segreteria Generale del Consiglio d’Europa: di conseguenza, attualmente l’Italia non fa parte della Convenzione di Oviedo.
Non c’è una legge specifica per l'eredità ai figli
E, non esistendo una legge adeguata e specifica, la formalizzazione della volontà del paziente (la stesura del testamento biologico) rischia di non essere considerata sempre valida legalmente, né eticamente.
Le prime sentenze in Italia
La prima volta che, in Italia, si è assistito a un tentativo riuscito di “legalizzazione” del testamento biologico è stata presso il Tribunale di Modena il 5 novembre del 2008. In quell’occasione il Tribunale decretò la nomina di un “amministratore di sostegno” in favore di un soggetto privato nell’eventualità che lo stesso, in futuro, si fosse trovato nelle condizioni di non potere esprimere la propria volontà.
Disposizioni e iniziative “autonome” sul testamento biologico alla famiglia
Il Comitato Nazionale di Bioetica obbliga i medici non solo a tenere in considerazione le direttive anticipate scritte su un foglio firmato dall'interessato , ma anche documentarne per iscritto le azioni rispetto tale foglio, sia nel caso che vengano attuate, sia che vengano disattese.
Alcuni casi particolari di eredità dopo la morte
Taluni casi di morte per termine o rifiuto del trattamento medico particolarmente eclatanti hanno posto l’attenzione politica come quella pubblica sulla necessità di redigere una legge chiara sull'argomento “testamento biologico”. In attesa di una tale legge è intanto in atto, in molte città, la raccolta della dichiarazione anticipata di trattamento dei cittadini residenti nel territorio interessato. Tali iniziative non eludono e non anticipano le leggi, ma sono necessarie affinché non si debbano “ricostruire” le volontà dell'interessato.
Cosa contiene e dove si deposita il documento che dopo il funerale sancisce cosa è rimasto ai nipoti
Il testamento biologico deve contenere informazioni utili a verificare l’autore del documento stesso, dunque oltre alle proprie informazioni anagrafiche di base, come il nome e cognome, ma anche l’anno e il luogo di nascita, nonché l’indirizzo di residenza e se diverso quello di domicilio, chi scrive il testamento biologico - anche detto testatore - dovrà indicare ulteriori elementi. Innanzitutto dovrà inserire esplicitamente il proprio consenso informato, ma anche se intende avere informazioni precise sul proprio stato di salute (o malattia) o no. Entrando eventualmente nel dettaglio di trattamenti sanitari più o meno specifici, occorre fare alcune precisazioni. La legge attualmente dà la possibilità di dichiarare a quale trattamento medico si vuole essere sottoposti o meno, sia in una versione generica che in una specifica. Dunque, nel proprio testamento biologico si potrà ugualmente sottoscrivere di non volere alcuna rianimazione oppure entrare nel dettaglio, rifiutando ad esempio la respirazione meccanica dopo un arresto cardiaco. Eventualmente il documento può essere corredato anche da altre informazioni e carte non fondamentali, come una dichiarazione del proprio medico in cui quest’ultimo attesti di aver informato accuratamente il paziente delle conseguenze di una malattia e dei trattamenti richiesti. Si possono anche aggiungere informazioni relative al proprio desiderio di morire in ospedale o in casa propria e dare indicazioni sul proprio funerale. Per essere valido legalmente, tuttavia, la legge impone che il testamento biologico sia autenticato. Come si fa? Ci sono diverse opzioni per il testatario:
- l’autenticazione tramite notaio della propria scrittura privata o sottoscrivendo il testo, si tratta di una spesa esigua dato l’oggetto da autenticare;
- il deposito delle proprie dichiarazioni presso l’apposito registro comunale. In questo caso, tuttavia, occorrerà verificare preventivamente la presenza o meno dei registri dei testamenti biologici;
- l’autenticazione direttamente in Comune, con un testimone e il fiduciario. In presenza di un ufficiale comunale, una copia del biotestamento originale sarà quindi autenticato
Successione senza testamento: chi sono gli eredi?
Il diritto ereditario è un insieme piuttosto complesso di norme che hanno come obiettivo la regolarizzazione di tutte le vicende riguardanti il patrimonio di una persona in seguito alla sua morte e quindi per il periodo successivo alla stessa, in particolare per la definizione dei nuovi titolari del suddetto patrimonio.
In questo caso il diritto ereditario si occupa di tutti quei rapporti che sono trasmissibili e che quindi permangono alla morte del soggetto, definiti come diritti patrimoniali assoluti.
La successione ereditaria si apre dunque nel momento del decesso della persona e determina il trasferimento al o ai successori, ma come funziona nel caso in cui si abbia a che fare con una successione senza testamento?
La successione senza testamento può essere definita come successione a titolo universale da contrapporre a quella a titolo particolare dove il successore, indicato dal defunto, subentra in uno o più rapporti patrimoniali.
In caso di successione senza testamento, condizione ormai comune perché ci si ritiene soddisfatti delle leggi o perché magari ci si ritrova di fronte ad una morte inaspettata anche in giovane età, l’eredità spetta di norma al coniuge e ai figli.
Se il figlio è solo uno, allora l’eredità viene divisa a metà, se i figli sono due o più a questi spettano i due terzi dell’eredità, mentre al coniuge spetta un terzo della stessa.
Qualora invece il defunto non avesse figli, subentrano in questo caso, oltre al coniuge, i parenti più vicini quali genitori e fratelli, ma in entrambi i casi in questo caso i due terzi dell’eredità spettano al coniuge, al resto spetta un terzo della stessa. Nel caso particolare in cui i genitori dovessero essere ancora vivi, a questi spetta un quarto dell’eredità, quindi, in realtà ai fratelli resta ben poco.
Nel caso in cui il defunto, invece, non dovesse avere né un coniuge né dei figli, allora l’eredità spetta ai genitori e ai fratelli, eredità divisa per capi ma la cui metà spetta ai genitori.
Un altro fattore da ricordare assolutamente è che nel caso in cui i figli o i fratelli del defunto dovessero essere morti o dovessero aver rinunciato all’eredità, a questi subentrano dal punto di vista del diritto ereditario i solo discendenti, quindi l’eventuale quota che sarebbe spettata al soggetto erede per vicinanza parentale viene suddivisa tra i rispettivi discendenti.
Naturalmente non mancano i casi di successioni senza testamento quasi difficili da devolvere agli eredi che possono essere ricercati entro i parenti più prossimi fino al sesto grado, nel caso in cui non si dovesse trovare nessuno, allora l’eredità viene devoluta allo Stato.
Cosa accade in caso di separazione
Nel caso in cui il defunto ed il coniuge dovessero essere separati al momento della morte di uno dei due, non cambia granché in termini ereditari perché la quota spetta in ogni caso, a meno che fosse ritenuto il responsabile per la fine del matrimonio.
In questo caso, il coniuge ha diritto ad un assegno vitalizio se nel momento in cui si è aperta la successione godeva ancora degli alimenti.
Dopo il divorzio, invece, l’ex coniuge perde tutti i diritti ereditari.
Successione ereditaria: ecco cosa fare
Sia che si abbia a che fare con una successione senza testamento, sia che questo vi sia, gli eredi indicati dal defunto o quelli indicati dalla legge, entro un anno dalla morte devono presentare all’Agenzia delle Entrate la dichiarazione di successione che dal primo gennaio del 2019 può essere trasmessa solo telematicamente (motivo per cui vi consigliamo di affidarvi ad un soggetto delegato come un commercialista o ad un CAF), in modo tale da velocizzare la procedura.
Questo presuppone che avvenga un pagamento delle imposte dovute oltre che l’automatica voltura catastale relativa agli immobili ereditati. Per fare questo troverete sul sito dell’Agenzia delle Entrate un programma gratuito in cui sono presenti tutte le istruzioni e l’elenco dei documenti da allegare.
Una volta presentata la dichiarazione di successione che deve comprendere tutti i beni e i diritti del defunto (beni mobili, immobili, contanti, oggetti di valore, pensioni, quote societarie, azioni…) e avvenuto il pagamento delle imposte, si otterrà un attestato da parte dell’Agenzia delle Entrate che permetterà agli eredi di ottenere la liquidazione e la parte che gli spetta. Per quanto riguarda i beni immobili occorre invece attendere il Catasto e la Conservatoria dell’Agenzia delle Entrate.
Vi sono casi in cui non occorre effettuare alcuna dichiarazione di successione senza testamento perché gli eredi in linea diretta è stato devoluto un patrimonio non superiore a 100.000 euro, in assenza di beni immobili o di diritti immobiliari.
In questo caso è prevista la sola compilazione di una dichiarazione di responsabilità in cui viene confermata tale condizione in termini di patrimonio.
In generale, qualora doveste avere a che fare con una successione senza testamento informatevi bene e rivolgetevi a dei professionisti.