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Negli ultimi anni la legge sul Daspo è una misura restrittiva che balza sovente agli onori della cronaca, sia per quanto riguarda le manifestazioni sportive che, negli ultimi giorni, per quanto concerne il diritto di manifestazione tout court. Con il termine si intende il Divieto di accedere alle manifestazioni sportive. Il termine "Daspo" è l'acronimo di "Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive". Si tratta di una misura preventiva di sicurezza adottata in Italia per contrastare fenomeni di violenza e disordine durante eventi sportivi, principalmente legati al calcio. Il Daspo viene emesso dal Questore e può essere rivolto a individui che, per il loro comportamento, sono ritenuti potenzialmente pericolosi per l'ordine pubblico e la sicurezza durante manifestazioni sportive.

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Il Daspo è stato introdotto per la prima volta con la Legge 13 dicembre 1989, n. 401, e successivamente modificato e ampliato con vari interventi legislativi, tra cui il Decreto-legge 20 agosto 2001, n. 336, e la Legge 4 aprile 2007, n. 41. Questi provvedimenti legislativi hanno rafforzato la normativa per affrontare in modo più efficace il fenomeno della violenza negli stadi.

Il Daspo può essere emesso nei confronti di persone che sono state coinvolte in episodi di violenza o che hanno manifestato comportamenti pericolosi in occasione di eventi sportivi. Le motivazioni tipiche per l'emissione di un Daspo includono:

  • Partecipazione ad atti di violenza, anche al di fuori dello stadio.
  • Detenzione di materiali pericolosi o proibiti durante gli eventi sportivi.
  • Comportamenti minacciosi o provocatori che possono incitare alla violenza.

Il divieto di accesso alle manifestazioni sportive può avere una durata variabile, solitamente da uno a cinque anni, ma in casi di recidiva può essere esteso fino a dieci anni.

Una persona soggetta a Daspo non può accedere agli impianti sportivi durante lo svolgimento delle manifestazioni indicate nel provvedimento. Inoltre, può essere richiesto di presentarsi presso un ufficio di polizia durante l’orario delle partite, per garantire il rispetto del divieto.

Oltre al Daspo, possono essere imposte ulteriori misure restrittive, come il divieto di avvicinarsi a determinate aree o persone, o l'obbligo di firma presso un ufficio di polizia. Tali misure mirano a prevenire ulteriori comportamenti violenti e a tutelare la sicurezza pubblica.

Il Daspo ha suscitato dibattiti riguardo alla sua efficacia e al rispetto dei diritti individuali. Alcuni critici sostengono che possa violare il principio di presunzione di innocenza, imponendo restrizioni a individui non ancora condannati per reati specifici. Altri, invece, ne difendono l'utilità come strumento preventivo per mantenere l'ordine pubblico durante eventi sportivi.

Con la legge 13, legge sul Daspo divenne operativa dal dicembre del 1989, proprio con l'obiettivo di scoraggiare il crescente fenomeno della violenza negli stadi di calcio italiani.

Caratteristiche della legge sul Daspo

Chi è soggetto a questo ordine restrittivo riceve quindi una notifica da parte degli organi di Polizia: nel caso di obbligo di comparizione in questura, tale notifica è comunicata anche al Tribunale competente della procura della repubblica, nel limite delle 48 ore dalla sua notifica.

A questo punto, il soggetto che subisce la legge sul Daspo chiede la convalida al G.i.p. presso il Tribunale di cui sopra, che dovrà completare il processo di notifica entro le successive 48 ore, pena la perdita di efficacia.

Nel caso il soggetto presenti documenti che certificano particolari esigenze che lo impossibilitano a presentarsi all'obbligo di firma in Questura, l'interessato può evitare tale passaggio, ma dovrà comunque comunicare per iscritto un luogo ove sia reperibile durante la manifestazione sportiva cui era inibito.

Questo perchè la legge sul Daspo viene presa a scopo preventivo, e dunque può essere ratificata anche a monte del giudizio penale, salvo poi annullarla in caso di assoluzione nella fase di processo.

Nel 2014 il Ministro dell’Interno Alfano ha potenziato la legge sul Daspo con il decreto legge 119/14. In base alla nuova normativa, è stata allungata la pena massima, passata da cinque ad otto anni, con l’aggiunta del Daspo di gruppo, volto a punire un gruppo collettivo di violenza. Inoltre, il tifoso non sarà più perseguito per i soli reati da stadio ma anche per tutti quei comportamenti violenti, sia in forma generica che contro le forze dell’ordine.

Inoltre, a chi è recidivo potrà essere aggiunta, come provvedimento, la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. Il Ministro dell’Interno potrà tenere fuori dagli impianti sportivi le tifoserie violente, vietando loro anche la possibilità di recarsi in trasferta. I provvedimenti sono stati presi per dare una sterzata al fenomeno del tifo in Italia e sono nati dopo la morte di Ciro Esposito, tifoso del Napoli morto dopo gli incidenti della finale di Coppa Italia del 3 maggio contro la Fiorentina. Gli scontri erano accaduti a Viale Tor di Quinto con il fan partenopeo che era stato colpito da un colpo di pistola che gli ha tolto la vita dopo quasi due mesi di sofferenza in ospedale.

Il fenomeno del tifo in Italia

legge sul Daspo

Il tifo violento rappresenta una delle piaghe più difficili da debellare nel panorama sportivo italiano. Nonostante numerosi tentativi e provvedimenti, tra cui la legge sul Daspo, la strada verso la completa eliminazione della violenza negli stadi sembra ancora lunga e complessa. Ma perché l'Italia fatica così tanto a risolvere questo problema?

Il Daspo: Efficacia e Limiti

La legge sul Daspo è stata introdotta con l'intento di arginare il fenomeno della violenza negli stadi, spesso sull'onda di eventi tragici come la morte dell'Ispettore Filippo Raciti a Catania nel 2007 e del tifoso Ciro Esposito nel 2014. Questi tragici episodi hanno suscitato un'ondata di indignazione e richieste di maggiori misure di sicurezza. Il Daspo, come divieto di accesso alle manifestazioni sportive, dovrebbe teoricamente impedire ai tifosi violenti di recarsi allo stadio e creare disordini. Tuttavia, la sua efficacia è spesso messa in discussione.

Nonostante l'introduzione di misure restrittive come il Daspo, continuano a verificarsi incidenti che coinvolgono frange violente dei tifosi. Questi episodi dimostrano che, purtroppo, esiste una parte del tifo organizzato che sfrutta l'ambiente dello stadio come terreno di scontro e violenza, ben lontano dallo spirito sportivo che dovrebbe animare tali eventi. Le criticità non riguardano solo la severità delle leggi, ma anche la loro applicazione, spesso inefficace o parziale.

La "Terra Franca" degli Stadi Italiani

Un altro aspetto critico è la percezione dello stadio come una sorta di "terra franca", dove è possibile comportarsi in maniera del tutto diversa rispetto al resto della società. Questa percezione è alimentata dalla mancanza di applicazione rigorosa delle leggi esistenti e da una cultura del tifo che, in alcune circostanze, tollera o addirittura glorifica comportamenti violenti e antisociali.

Il Confronto con l'Estero: Il Modello Inglese

Guardando oltre i confini nazionali, il confronto con altri paesi, in particolare con l'Inghilterra, risulta inevitabile. Negli anni '80, il fenomeno degli hooligan era uno dei problemi principali del calcio inglese. Tuttavia, grazie a una serie di interventi normativi e misure drastiche, il Regno Unito è riuscito a ridurre significativamente la violenza negli stadi. Norme severe, come l'obbligo di presentarsi regolarmente in commissariato durante le partite per i tifosi soggetti a Daspo, processi per direttissima e pene detentive per i comportamenti violenti, hanno reso gli stadi inglesi luoghi più sicuri per famiglie e appassionati di sport.

Il Ruolo delle Istituzioni e della Società

In Italia, il problema della violenza negli stadi è alimentato anche da una certa complicità e tolleranza da parte di alcuni settori delle istituzioni e della società. Le tensioni tra tifosi e forze dell'ordine, la pressione mediatica e le dichiarazioni infiammatorie di alcuni dirigenti sportivi non fanno che esacerbare una situazione già critica. È necessario un cambiamento culturale profondo, che parta dalle basi del tifo organizzato e arrivi fino ai vertici delle società sportive e delle istituzioni.

La Necessità di un Approccio Integrato

Per debellare realmente il fenomeno del tifo violento, è necessario un approccio integrato che coinvolga diversi attori:

  1. Istituzioni e Forze dell'Ordine: devono garantire l'applicazione rigorosa delle leggi e la presenza costante negli stadi per prevenire e contrastare episodi di violenza.
  2. Società Sportive: devono promuovere una cultura del tifo sano e collaborare attivamente con le autorità per identificare e isolare le frange violente.
  3. Media: devono evitare di esacerbare le tensioni con dichiarazioni sensazionalistiche e contribuire a diffondere messaggi positivi.
  4. Tifosi: devono essere consapevoli del loro ruolo e responsabilità nel mantenere un ambiente sicuro e rispettoso.

Ambiti di applicazione del DASPO: Differenze tra Daspo penale e Daspo Preventivo

Il DASPO – che come già specificato è l’acronimo di “Divieto di Accedere alle Manifestazioni Sportive” – si configura come un provvedimento di diffida penale, un divieto ad avvicinarsi ai luoghi di manifestazioni sportive per soggetti identificati come particolarmente pericolosi e disturbatori.

Ma oltre al DASPO penale esiste anche il Daspo Preventivo che prescinde dal compimento di un reato e i cui campi di applicazione sono individuati nell’articolo 6 comma 1 della Legge 401/1989 ed è disposto dal questore, ma sempre relativamente a manifestazioni sportive.

Invece, si usa in modo improprio il termine “daspo urbano” per tutte le altre forme di diffida e di divieto di accesso a luoghi pubblici indipendentemente dalle manifestazioni sportive. In questo caso, in realtà, per far sì che il “Daspo” abbia valore e non sia nullo deve esplicitamente riportare nel suo atto, ovvero, contenere la specifica indicazione per il tipo di manifestazione e luogo per cui il destinatario della diffida penale venga allontanato, oltre a indicare il termine e la durata del divieto specifico. Per tutte le diffide fuori dalle manifestazioni sportive si parla di DA – Divieto di Accesso - e a seguire la specifica della manifestazione.

Il DA sportivo o di altra applicazione è una misura atipica, in particolare il DA preventivo è una forma di prevenzione adottata dai questori per i soggetti già denunciati o segnalati per episodi di violenza e che si presume possano disturbare lo svolgimento sereno della manifestazione sportiva o di altro genere. Il DASPO penale si applica, in particolare, a quei soggetti la cui responsabilità o atto di violenza è stato accertato.

Che collegamento c'è tra il Daspo e la Fedina penale?

l DASPO (Divieto di Accedere alle manifestazioni Sportive) e la fedina penale sono collegati in termini di impatto legale e sociale, ma sono due concetti distinti nel sistema legale italiano.

DASPO

  • Definizione: Il DASPO è una misura amministrativa preventiva imposta dalle autorità italiane, principalmente dalla Questura, per proibire l'accesso a eventi sportivi a persone che hanno dimostrato comportamenti violenti o che possono rappresentare una minaccia per l'ordine pubblico durante gli eventi sportivi.
  • Natura: È una misura precauzionale, non una pena per un reato. Non appare sulla fedina penale, poiché non è il risultato di un processo penale, ma una misura amministrativa.

Fedina Penale

La fedina penale, conosciuta anche come certificato penale, è un documento ufficiale che riporta gli eventuali precedenti penali di una persona. Si tratta di uno strumento fondamentale nel sistema giudiziario, utilizzato per diverse finalità sia in ambito legale che amministrativo.

La fedina penale è un certificato rilasciato dall'autorità giudiziaria competente che attesta la presenza o l'assenza di condanne penali a carico di un individuo. Include informazioni dettagliate sulle condanne definitive per reati commessi, fornendo un quadro chiaro del "curriculum" penale della persona interessata. Questo documento è essenziale per verificare la storia penale di un individuo e viene spesso richiesto in vari contesti, come le assunzioni lavorative, le procedure di adozione, o l’ottenimento di determinate licenze.

Natura della Fedina Penale

La fedina penale rappresenta, in sostanza, un registro storico delle condanne penali subite da un individuo. Questo documento viene influenzato esclusivamente dalle condanne definitive, ovvero quelle sentenze che hanno esaurito tutti i gradi di giudizio e non sono più suscettibili di appello. Non include, quindi, le accuse pendenti o le indagini in corso, ma solo i reati per i quali è stata emessa una sentenza definitiva.

Contenuto del Certificato Penale

Il certificato penale può contenere diverse informazioni, tra cui:

  • Dati Anagrafici: Nome, cognome, data e luogo di nascita dell’individuo.
  • Dettagli delle Condanne: Tipologia di reato, data della condanna, tribunale che ha emesso la sentenza e durata della pena.
  • Misure di Sicurezza e Prevenzione: Eventuali provvedimenti di sicurezza applicati, come misure restrittive o obblighi di soggiorno.

Funzioni della Fedina Penale

Il certificato penale svolge numerose funzioni importanti:

  1. Verifica dell'Integrità Morale: Spesso richiesto dai datori di lavoro, soprattutto per posizioni di responsabilità o che comportano un contatto diretto con il pubblico.
  2. Procedure Giudiziarie e Amministrative: Utilizzato in contesti legali, come le procedure di adozione, la concessione di cittadinanza, o per l’ottenimento di permessi e licenze speciali.
  3. Controllo Sociale: Contribuisce alla sicurezza pubblica consentendo alle autorità di monitorare individui con precedenti penali.
  4. Riabilitazione: Dopo un determinato periodo senza commettere nuovi reati, un individuo può richiedere la cancellazione delle condanne dal certificato penale, favorendo così il reinserimento sociale.

Accesso e Riservatezza

L'accesso alla fedina penale è regolamentato dalla legge per garantire la riservatezza dei dati personali. Solo le autorità competenti, e in alcuni casi specifici le persone direttamente interessate o i loro legali rappresentanti, possono richiedere il certificato penale. In ambito lavorativo, il datore di lavoro può richiedere la fedina penale solo con il consenso esplicito dell’individuo, e solo se strettamente necessario per il tipo di lavoro svolto.

Riabilitazione e Cancellazione dei Precedenti

La legge prevede la possibilità di riabilitazione, che consente a chi ha scontato la pena e ha mantenuto una buona condotta per un certo periodo, di ottenere la cancellazione delle condanne dal proprio certificato penale. Questo processo favorisce il reinserimento sociale e lavorativo degli ex detenuti, riconoscendo il loro diritto a un nuovo inizio senza il peso dei precedenti penali.

Collegamento tra DASPO e Fedina Penale

  1. Impatto sulla Fedina Penale: Il DASPO in sé non compare sulla fedina penale, in quanto non è una condanna per un reato, ma una misura preventiva. Tuttavia, le azioni che hanno portato al DASPO possono anche essere oggetto di procedimenti penali e, se tali procedimenti risultano in una condanna, questa comparirà sulla fedina penale.
  2. Considerazioni nella Emissione del DASPO: Le autorità possono prendere in considerazione i precedenti penali di una persona quando decidono se emettere un DASPO. Una fedina penale con reati rilevanti (ad esempio, legati a violenza o disordini in ambito sportivo) potrebbe influenzare la decisione sull'emissione del DASPO.
  3. Effetti Sociali e Legali: Entrambi hanno importanti implicazioni sociali e legali. Un DASPO può limitare significativamente la libertà di una persona di partecipare a eventi sociali, mentre una fedina penale con condanne può influenzare l'occupabilità, la possibilità di viaggiare all'estero, e altri aspetti della vita.

In sintesi, mentre il DASPO e la fedina penale sono distinti nel loro significato e applicazione, le azioni che portano a un DASPO possono influenzare la fedina penale se queste azioni sono anche perseguite penalmente e portano a una condanna. Inoltre, la presenza di reati nella fedina penale può essere un fattore considerato nell'emissione di un DASPO.

FAQ

In quali circostanze viene emanato il DASPO?

Il DASPO è un divieto alla partecipazione di un soggetto ad una manifestazione sportiva per accertati atti di violenza compiuti in contesti simili. Il DASPO è un divieto esclusivamente previsto per impedire l’accesso ai soggetti pericolosi ai luoghi delle manifestazioni sportive – prevalentemente calcistiche. È un provvedimento amministrativo che si tramuta in diffida.

Chi applica il DASPO?

Il DASPO è applicato dal giudice in caso di riscontro di una violazione del già emesso DASPO del questore in seguito ad accertamento penale di responsabilità del soggetto che viola le disposizioni emesse contro di lui.

Cosa succede se si viola il DASPO?

Se il soggetto sanzionato con un provvedimento di diffida tipo DASPO viola lo stesso e cerca di accedere ugualmente ai luoghi a lui interdetti, subentra un reato penale che viene punito con l’arresto fino a un anno e una sanzione fino a 1032 € come sancito dall’art. 12-bis della legge 401/1989.

Quanti anni dura un DASPO?

La diffida a partecipare a manifestazioni sportive dura 5 anni e viene emesso dal questore. 5 anni è la durata massima, nell’atto deve essere, comunque, specificato il periodo di applicazione. Tendenzialmente, si applica la durata massima, sia per le diffide per eventi sportivi che per altre manifestazioni urbane.

Autore: Avvocato Giacomo Locopo

Immagine di Giacomo Locopo

Nato a Catania il 25 febbraio 1970, l'avvocato ha conseguito la laurea in Giurisprudenza presso l'illustre Università degli Studi La Sapienza di Roma. Attualmente, è iscritto all'Albo dell'Ordine degli Avvocati nella città di Palmi, dove esercita la professione legale con competenza e dedizione.