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Il referendum (dal gerundivo latino REFERO), può essere una pratica democratica di frequente utilizzo, a differenza dal plebiscito. Con il termine referendum, si intende quel particolare strumento democratico grazie al quale gli elettori sono consultati in maniera diretta su determinati temi di rilevo. Essendo una grande conquista nell'epoca della democrazia diretta, il referendum permette agli elettori di fornire il proprio voto su un tema particolare, senza l'intermediazione del parlamento.

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Il referendum può essere vari tipi, vediamo ora il Referendum Costituzionale. Secondo quanto previsto dall'articolo 138 della Costituzione italiana, è possibile richiedere un referendum costituzionale in seguito alla seconda votazione effettuata dalle camere, relativa a una legge atta a rivedere la costituzione, o per una legge costituzionale vera e propria. In questa seconda votazione, le Camere devono necessariamente raggiungere la maggioranza assoluta per poter richiedere il referendum costituzionale. Tale maggioranza equivale al 50% più 1 dei membri della Camera. In caso contrario, non sarà possibile la richiesta di un referendum costituzionale.

Ci possono essere tre tipi di referendum, che sanciscono il diritto di voto: abrogativo, territoriale e costituzionale, ma può essere classificati anche in base al loro scopi.

Quali sono i tipi di referendum previsti dalla legge italiana e non?

tipi di referendum esistenti sono:

  • Referendum propositivo: questo tipo di referendum serve a proporre il voto per una nuova legge, vincolato alla coerenza con l'espressione popolare. Il referendum propositivo non è presente sul territorio italiano, ma solo nella Repubblica di San Marino.
  • Referendum consultivo: questo tipo di referendum serve per conoscere il parere popolare in merito ad una particolare questione politica, per chiunque abbia diritto di voto.
  • Referendum confermativo: questo tipo di referendum serve per interrogare il consenso popolare circa una legge appena promulgata e la sua possibilità di entrare in vigore, una volta raggiunto il quorum.
  • Referendum abrogativo: questo tipo di referendum serve a far abrogare (eliminare) una legge esistente nella legislatura Costituzione Italiana.
  • Referendum deliberativo: questo tipo di referendum serve ai cittadini, che abbiano diritto al voto, per poter deliberare secondo quanto stabilito dal principio della Sovranità Popolare, ad esempio nel caso di leggi di particolari comuni e Provincie.
  • Referendum legislativo: questo tipo di referendum permettono ai cittadini di legificare sulla Regione o per lo Stato, secondo quanto preisto dall'art. 1º comma 2º della legislatura della Costituzione italiana.

In Italia non sono previste gli ultimi due tipi di referendum.

Referendum e legge

Relativamente al tipo di legge cui esso fa riferimento, ci possono essere 2 tipi di referendum ovvero il referendum  ordinario (tratta di legislatura ordinaria) oppure costituzionale se riguarda la Costituzione.

Riferimenti storici

Il primo referendum in Italia si è svolto il 2 giugno 1946 in occasione della chiamata al voto per decidere sulla futura forma istituzionale dell’Italia, repubblica o monarchia, a seconda del governo vigente. Gli elettori furono quasi 25 milioni e tra questi circa 12 milioni donne votanti per la prima volta.

Nel 1948 entrò in vigore la Costituzione Italiana che sancisce, ancora oggi le disposizione di Governo, Parlamento e Senato, e in essa erano già contenute le indicazioni sul referendum abrogativo, regolato dall’articolo 75. Con tale articolo, i padri costituenti, hanno stabilito che vi è la possibilità di promuovere un referendum popolare per decidere l’eliminazione, in parte o in toto, di un decreto legge o di un atto avente forza di legge. Questo, tra i  tipi di referendum, può essere richiesto solo se vengono raccolte cinquecentomila firme di elettori oppure da cinque Consigli regionali.

tipi di referendum

Affinché il referendum sia valido, è necessario che venga raggiunto il quorum, vale a dire il 50% + 1 dei votanti. In realtà, il referendum abrogativo è stato dotato di una legge solo nel 1970 e il primo ad essere effettuato fu quello sul divorzio nel 1974. Gli italiani votarono “no” all’abrogazione della legge Fortuna-Baslini, cosiddetta legge sul divorzio. Ad esempio di referendum consultivo è quello che si è svolto nel 1989 in cui si chiedeva una preferenza circa il consolidamento del potere politico delle istituzioni europee. La possibilità di chiamare al voto gli italiani per questa occasione fu stabilita da un decreto legge costituzionale appositamente creata da Governo, Parlamento e Senato. Il quesito a cui i votanti dovevano esprimere un parere riguardava, in sintesi, la creazione di una Unione Europea, con un Governo e un Parlamento e Senato che redigesse una Costituzione Europea. La schiacciante maggioranza dei votanti espresse un parere favorevole.

Il primo referendum propositivo si tenne in Valle d’Aosta nel 2007 ma non venne raggiunto il quorum, al contrario di quello svoltosi nel novembre 2012. Questo, tra i  tipi di referendum, è un caso speciale perchè non è previsto dalla Costituzione Italiana né dagli Statuti degli enti locali. Ciò nonostante il Decreto legislativo 18 agosto 2000, n.267 afferma che ogni ente può dotarsi di forme di consultazione popolare secondo le proprie esigenze. In questo modo, le Regioni a Statuto Speciale Valle d’Aosta e Friuli-Venezia Giulia hanno optato all’uso di referendum propositivi, così come le Province Autonome di Trento e Bolzano.

Sovranità popolare

La ratifica di trattati internazionali e, in particolare, l'adesione a organizzazioni inter-nazionali e sovra-nazionali sono compiti del Parlamento, non sottoponibili a consultazione referendaria.

Richiesta

La richiesta di un referendum costituzionale può pervenire da cinquecentomila elettori, da un quinto dei membri della Camera oppure dai cinque consigli regionali, e tale richiesta può essere effettuata esclusivamente entro tre mesi dalla pubblicazione su Gazzetta Ufficiale della norma Costituzionale in esame.

Esiti

Un referendum Costituzionale prevede la votazione da parte dei cittadini italiani aventi voto, e perchè il referendum dia esito positivo, occorre la maggioranza dei voti validi. In caso di parità di voti o di maggioranza del NO, la legge oggetto della consultazione non sarà promulgata.

Quindi in caso di referendum costituzionale non serve una maggioranza assoluta o relativa, ma semplicemente la legge costituzionale entra in vigore qualora la maggioranza dei votanti (senza necessità di quorum) avranno votato a suo favore.

Tipologie: ecco come vengono spiegati ai bambini

Propositivo

serve a proporre una nuova legge, vincolato alla coerenza con l'espressione popolare. Il referendum propositivo non è presente sul territorio italiano, ma solo nella Repubblica di San Marino.

Consultivo

Serve per conoscere il parere popolare in merito ad una particolare questione politica.

Confermativo

Serve per interrogare il consenso popolare circa una legge appena promulgata e la sua possibilità di entrare in vigore.

Abrogativo

Serve a far abrogare (eliminare) una legge esistente nella Costituzione Italiana. Per quanto riguarda il referendum abrogativo, va subito detto che l'articolo 75 della nostra Costituzione prevede che tale iniziativa referendaria sia riservata a 5 consigli regionali o ai cittadini nel numero di almeno 500 mila. Una volta raccolte le firme o le adesioni, i soggetti che vogliono indire un referendum possono proporre la totale o parziale abrogazione di una legge o di un qualsiasi altro atto con valore di legge.

Va sottolineato che viene considerata legge da sottoporre a referendum una qualsiasi legge in senso formale, ovvero approvata dal Parlamento con inter legislativo ordinario, mentre per atto si intende un decreto legge approvato dal Governo o un decreto legislativo già adottato dal Governo.

Il termine quorum compare nel caso di referendum abrogativo, come numero indicativo del minimo di lettori che devono partecipare alle elezioni referendarie, affinchè questo sia valido e dunque in grado di abrogare la normativa in oggetto, in caso di vittoria dei SI.

Per poter abrogare una legge l’iter viene definito in diversi articoli, dettagliatamente:

  1. entro 90 giorni, dall’inizio della raccolta, tutti i fogli contenenti le firme e i certificati elettorali siano depositati presso la cancelleria della Corte di cassazione, dal 1° gennaio al 30 settembre;
  2. Successivamente, entro il 15 dicembre, l'Ufficio centrale decide, con ordinanza definitiva, sulla legittimità di tutte le richieste depositate.
  3. La Corte Costituzionale entro il 10 febbraio decide quali leggi pubblicare e quali no;

È necessario che al voto si presentino almeno la metà più uno dei votanti altrimenti il referendum verrà considerato nullo.

Deliberativo

Serve ai cittadini per poter deliberare secondo quanto stabilito dal principio della Sovranità Popolare, ad esempio nel caso di leggi di particolari comuni e Provincie.

Legislativo

Permettono ai cittadini di legiferare sulla Regione o per lo Stato, secondo quanto previsto dall'art. 1º comma 2º della Costituzione italiana.

In Italia non sono previste le ultime due tipologie di referendum.

Un po’ di storia

Nel 1946, il 2 giugno precisamente l’Italia si ritrovò a dover scegliere tra monarchia e repubblica tramite il primo referendum istituzionale. Nel 1989 venne istituito un referendum consultivo, in occasione dell’elezione del parlamento europeo, per il rafforzamento del potere politico delle istituzioni della comunità europea.

L’articolo 75 del codice civile cita:” È indetto referendum popolare per deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedano cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.

Referendum 1946: un approfondimento

Il primo referendum della Repubblica Italiana risale al 2 giugno 1946: si trattava del referendum istituzionale indetto per decidere la forma dello Stato (monarchico fino ad allora) che l'Italia avrebbe attuato dopo la seconda guerra mondiale. Dopo il ventennio fascista, i cittadini italiani furono invitati a votare sul nuovo ordinamento dello Stato, fino ad allora governato da un Re e basato sulla costituzione denominata Statuto Albertino.

Nel marzo del 1946 il principe Umberto decretò che la nuova forma dello Stato italiano sarebbe stata decisa mediante Referendum istituzionale.

Il 2 giugno 1946 e la mattina del 3 giugno 1946 ebbe luogo il referendum per la scelta fra monarchia e repubblica, con la vittoria di misura della seconda istituzione.

Con il referendum del 1946, l'Italia assunse la sua forma attuale di Repubblica, e fu eletta l'assemblea Costituente che avrebbe redatto la nuova Carta Costituzionale.

Le maggiori novità introdotte per evitare un esito truccato sulla base delle schede bianche

Per la prima volta, nel referendum del 1946 parteciparono alle votazioni anche le donne, grazie al precedente decreto di Bonomi che riconobbe anche in Italia il suffragio universale. Bonomi avevo ricoperto la carica di presidente del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) e, dopo la caduta del secondo governo guidato dal maresciallo Badoglio, prese l’incarico di dare vita ad un nuovo governo, nel mese di giugno del 1944. Fu proprio Bonomi ad annunciare la formazione di un’Assemblea Costituente con il compito di creare una carta fondamentale simbolo di un nuovo sistema democratico.

Risultati e quesito: le percentuali

I risultati del referendum 1946 furono i seguenti: ci furono 24.947.187 di votanti, pari all'89% degli aventi diritto al voto, che risultavano essere 28.005.449. I risultati ufficiali (viziati secondo alcune fonti da brogli e da impedimenti al voto di parte dei cittadini) furono: repubblica voti 12.718.641, pari al 54,3%; monarchia voti 10.718.502, pari al 45,7%; voti nulli 1.498.136.

Al nord la repubblica aveva vinto con il 66,2 % dei voti, mentre al sud aveva vinto la monarchia con il 63,8% dei voti, ma ciò non basto a fermare l'introduzione della nuova forma di stato.

I partiti politici: un riassunto del quadro

Il Partito Democratico (DC) fu lo schieramento politico che ricevette più voti confermando la posizione repubblicana che aveva assunto, nonostante alcune spaccature al suo interno. Gli altri partiti che appoggiavano la Repubblica furono il partito comunista (PCI), quello socialista (PSIUP) e il partito d’azione ma questi costituirono la minoranza. Tra i partiti di sinistra, i socialisti ottennero più voti rispetto ai comunisti. Le forze di destra ricevettero pochissimi voti e andarono a far parte della minoranza contro la maggioranza costituita dalla formazione cattolica, ossia la DC. L’Italia post-fascista si mostrò divisa a livello territoriale infatti, nonostante ci fu un voto diffuso in tutta la penisola nei confronti della DC, le regioni del nord e del centro furono quelle con maggior consensi verso i partiti di sinistra.
Una direzione opposta fu quella presa dal Sud Italia che continuò ad affermare un certo interesse verso il partito di destra e la monarchia.

La nascita della Costituzione e del bicameralismo paritario: chi poteva votare

Il 28 giugno 1946 l’Assemblea Costituente elesse il primo Capo dello Stato, Enrico De Nicola, al quale venne affidata una carica provvisoria. Infatti, il suo mandato durò quasi due anni, fino al 31 dicembre 1947, dopo il quale venne eletto il primo vero Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi.
Durante il periodo che va da giugno 1946 a dicembre 1947, l’Assemblea costituente si impegnò a dare alla neonata Repubblica una Carta Costituzionale, che rappresentasse il massimo punto di riferimento della legge italiana. Il testo entrò in vigore il 1 gennaio 1948. Alla redazione della Costituzione Italiana parteciparono tutti e tre i grandi schieramenti politici: democristiani, socialisti e comunisti.
I padri costituenti decisero di esporre in una prima parte tutti i diritti e i doveri dei cittadini, e i rapporti con lo Stato sotto forma più che altro di princìpi. In una seconda parte vennero fornite le indicazioni sulla tipologia di organizzazione del potere politico.

La storia e i compiti della Costituzione Italiana

Lo statuto albertino rimase in vigore quasi 100 anni, dal 4 marzo 1848 al 1º gennaio 1948, quando entrò in vigore la costituzione repubblicana. Lo stato italiano nacque, da un punto di vista istituzionale, con la legge 17 marzo 1861 n. 4671. È la nascita giuridica di uno Stato italiano.

Dopo i sei anni della seconda guerra mondiale, il 2 giugno 1946 si svolsero il referendum istituzionale e l'elezione dell'Assemblea Costituente, con la partecipazione dell'89% degli aventi diritto. Il 54% dei voti fu per lo stato repubblicano. Nonostante in continui attacchi o tentativi da parte dei Governi degli ultimi anni, i principi cardine del nostro documento fondativo repubblicano rimangono comunque intatti, grazie anche a tutta una serie di organi di controllo che stabiliscono appunto l'incostituzionalità di eventuali decisioni.

Le sezioni della Costituzione

La Costituzione italiana è il documento fondamentale che stabilisce le leggi e i principi guida della Repubblica Italiana. È strutturata in 139 articoli che sono suddivisi in quattro sezioni distinte:

  1. Principi Fondamentali (articoli 1-12): Questa sezione definisce i principi chiave che regolano la Repubblica Italiana. Include valori come la sovranità popolare, il rispetto dei diritti umani e i principi democratici.
  2. Parte Prima - Diritti e Doveri dei Cittadini (articoli 13-54): Questa sezione dettaglia i diritti fondamentali dei cittadini italiani, come il diritto alla libertà personale, il diritto di assemblea e il diritto all'istruzione. Definisce anche i doveri dei cittadini, come l'obbligo di rispettare le leggi e di contribuire al bene comune.
  3. Parte Seconda - Ordinamento della Repubblica (articoli 55-139): Questa sezione delinea la struttura governativa della Repubblica Italiana. Descrive le responsabilità e i poteri di vari organi governativi, compreso il Parlamento, il Presidente della Repubblica e il Consiglio dei Ministri.
  4. 18 Disposizioni Transitorie e Finali: Questa sezione contiene disposizioni che regolano la transizione dal vecchio al nuovo sistema governativo dopo l'entrata in vigore della Costituzione nel 1948.

La Costituzione italiana è un documento scritto, rigido e lungo. Il fatto che sia "scritta" significa che è un documento formale con un testo specifico che può essere consultato. Il fatto che sia "rigida" significa che non può essere modificata facilmente; per la riforma dei suoi contenuti è necessario un procedimento parlamentare specifico. Questo grado di rigidezza serve a proteggere i diritti fondamentali e i principi democratici dalla modifica arbitraria. Infine, è definita "lunga" per la sua estesa articolazione e dettagliata descrizione dei principi, dei diritti e delle strutture istituzionali.

I principi costitutivi

La Costituzione è caratterizzata da:

  • Principio personalista
  • Principio pluralista
  • Principio lavorista
  • Principio democratico
  • Principio di uguaglianza
  • Principio di tolleranza
  • Principio pacifista

Leggi la COSTITUZIONE per avere una idea di quelle che sono le basi dell'ordinamento democratico del nostro paese.

I requisiti, la disciplina e le caratteristiche sono variamente disciplinati nei vari ordinamenti giuridici.

Nell'ambito dei processi democratici, il referendum rappresenta uno strumento essenziale per coinvolgere i cittadini nelle decisioni governative e legislative. Ci sono vari tipi di referendum, ciascuno con un obiettivo specifico:

  1. Referendum propositivi: Il loro scopo è proporre una nuova legge. Questo tipo di referendum vincola il legislatore a creare una legge che sia in linea con la volontà popolare. È un meccanismo presente in diversi ordinamenti, come quelli di San Marino o della Svizzera.
  2. Referendum consultivi: Questi referendum sono utilizzati per ricercare l'opinione del popolo su una questione specifica. I risultati di questi referendum possono fornire informazioni preziose ai decisori politici, anche se i risultati non sono vincolanti.
  3. Referendum confermativi: Questi referendum richiedono il consenso popolare perché una legge o una norma costituzionale possano entrare in vigore.
  4. Referendum abrogativi: Questi referendum mirano ad abrogare o rimuovere una legge esistente o un atto con forza di legge (come un decreto legge o un decreto legislativo) dall'ordinamento giuridico.
  5. Referendum deliberativi: In questi casi, i cittadini prendono decisioni secondo il principio della sovranità popolare. Un esempio comune di questo tipo di referendum si verifica a livello comunale o provinciale, dove i cittadini possono deliberare regolamenti che hanno valore di legge.
  6. Referendum legislativi: Attraverso questi referendum, vengono introdotte nuove leggi a livello locale o statale.

Inoltre, i referendum possono essere classificati in base al tipo di legge a cui si riferiscono. Un referendum può essere ordinario se riguarda la legislazione ordinaria, o costituzionale se coinvolge cambiamenti alla Costituzione. Questa distinzione è importante perché le leggi costituzionali hanno un rango superiore rispetto alle leggi ordinarie e richiedono procedure più rigorose per la loro modifica.

Eccezioni

Esistono tipi eccezionali di referendum, ad esempio quello per l'indipendenza. Esso è un tipo particolare di referendum in cui i cittadini di un territorio sono chiamati a decidere sulla possibilità che il proprio territorio divenga uno Stato indipendente.

Il Referendum sul Nucleare

I referendum sul nucleare non andavano a vietare direttamente l'uso del nucleare in Italia, né si proponevano di far chiudere le centrali esistenti. Infatti, i referendum sul nucleare in Italia non hanno fatto altro che abrogare gli oneri compensativi destinati a tutti gli enti locali dei siti su cui sarebbero stati costruiti i futuri impianti; un altro punto del referendum sul nucleare impediva all'ENEL di partecipare alla costruzione di centrali all'estero.

Quesiti

Questi sono nel dettaglio i tre quesiti presentati al referendum sul nucleare nel 1987:

  1. Volete che venga abrogata la norma che consente al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) di decidere sulla localizzazione delle centrali nel caso in cui gli enti locali non decidono entro tempi stabiliti?
  2. Volete che venga abrogato il compenso ai comuni che ospitano centrali nucleari o a carbone?
  3. Volete che venga abrogata la norma che consente all’ENEL (Ente Nazionale Energia Elettrica) di partecipare ad accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali nucleari all'estero?

Esiti

Il referendum sul nucleare in Italia vide l'80% degli aventi diritto voto favorevoli alle abrogazioni di cui sopra: questo fece sì che i governi del periodo mettessero la parola fine all'esperienza del nucleare in Italia, chiudendo le centrali esistenti.

Conseguenze

Tutti gli impianti destinati all'energia nucleare in Italia sono, a partire dal 1999, gestiti dalla SOGIN, e sono in fase di smantellamento entro il 2030.

Autore: Avvocato Giacomo Locopo

Immagine di Giacomo Locopo

Nato a Catania il 25 febbraio 1970, l'avvocato ha conseguito la laurea in Giurisprudenza presso l'illustre Università degli Studi La Sapienza di Roma. Attualmente, è iscritto all'Albo dell'Ordine degli Avvocati nella città di Palmi, dove esercita la professione legale con competenza e dedizione.