Con l'arrivo imminente dell'inverno, diversi metodi per riscaldare la casa possono essere presi in considerazione. Tra le opzioni più ambite ci sono il classico camino in casa, che aggiunge calore e atmosfera accogliente, il moderno camino ventilato, che distribuisce uniformemente il calore, e le avanzate termo stufe a pellet, che combinano efficienza energetica e comfort termico. Per chi ne è provvisto, accendere i termosifoni in casa per ripararsi dal freddo e riscaldare gli ambienti, al fine ricreare un'atmosfera accogliente e di poter stare nella propria abitazione caldi senza rischiare acciacchi di stagione e influenze varie dovute al freddo.
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- Come funziona se si ha un riscaldamento autonomo?
- Quali sono i costi dell'impianto per il riscaldamento autonomo?
- Riscaldamento condominiale: normativa e consigli!
- Come avviene la trasformazione impianto da centralizzato ad autonomo
- I sistemi di riscaldamento più comuni
- Il teleriscaldamento: quali sono i vantaggi?
- Come funziona il termoconvettore elettrico
- Metodi per risparmiare sulla bolletta
Quando poi si vive in un condomino, molto spesso, soprattutto se si tratta di immobili costruiti durante gli anni Sessanta e Settanta, i riscaldamenti sono centralizzati e non si ha dunque l'autonomia di poter accedere i termosifoni quando si desidera.
I riscaldamenti centralizzati vengono infatti accesi in tutti gli appartamenti dei condomini ad orari precisi e uguali per tutti. È però possibile, anche se si vive all'interno di un condominio, decidere di installare il riscaldamento autonomo e godere così di tutti i vantaggi che esso comporta.
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Come funziona se si ha un riscaldamento autonomo?
Il riscaldamento autonomo, a differenza del riscaldamento centralizzato, permette a ciascuna unità abitativa di un edificio (come un appartamento in un condominio) di gestire in modo indipendente il proprio sistema di riscaldamento. Questo significa che ogni abitante ha il controllo totale sulla temperatura della propria casa, sui tempi di accensione e spegnimento del riscaldamento e sulla scelta del tipo di energia da utilizzare. Ecco come funziona in pratica:
1. Installazione di un sistema di riscaldamento indipendente
Ogni appartamento è dotato di un proprio impianto di riscaldamento, che può essere una caldaia a gas, un termoconvettore elettrico, una pompa di calore o un altro dispositivo idoneo a riscaldare gli spazi abitativi. Questo sistema è installato all'interno dell'unità abitativa o in un'area ad essa riservata, come può essere un balcone o una cantina.
2. Controllo individuale
Gli occupanti hanno il controllo individuale sul sistema di riscaldamento, potendo regolare la temperatura secondo le proprie preferenze e necessità. Ciò comporta anche una maggiore consapevolezza dei consumi energetici, incentivando potenzialmente un uso più efficiente e consapevole dell'energia.
3. Contabilizzazione separata
Con il riscaldamento autonomo, i costi per il riscaldamento sono contabilizzati separatamente per ogni unità abitativa. Ciò significa che ogni inquilino o proprietario paga esclusivamente per l'energia che consuma, eliminando le problematiche legate alla ripartizione delle spese comuni tipiche dei sistemi di riscaldamento centralizzato.
4. Manutenzione e riparazioni
La manutenzione del sistema di riscaldamento autonomo è responsabilità dell'occupante dell'appartamento. Questo include la regolare manutenzione della caldaia o del sistema di riscaldamento scelto, oltre a eventuali riparazioni. La manutenzione regolare è fondamentale per assicurare l'efficienza energetica e la sicurezza dell'impianto.
5. Vantaggi del riscaldamento autonomo
- Flessibilità: gli occupanti possono scegliere quando e quanto riscaldare la propria abitazione.
- Efficienza energetica: potendo regolare il riscaldamento in base alle effettive necessità, si può ridurre il consumo energetico e, di conseguenza, i costi in bolletta.
- Comfort personalizzato: ciascun occupante può regolare la temperatura desiderata senza dipendere dalle decisioni di un'amministrazione centrale.
6. Considerazioni
- Investimento iniziale: l'installazione di un sistema di riscaldamento autonomo può richiedere un investimento iniziale significativo.
- Costi di manutenzione: ogni unità è responsabile per i costi di manutenzione e riparazione del proprio sistema di riscaldamento.
Quali sono i costi dell'impianto per il riscaldamento autonomo?
I costi per l'installazione di un impianto di riscaldamento autonomo variano notevolmente in base a diversi fattori, come il tipo di sistema scelto, le dimensioni dell'abitazione, le esigenze specifiche di riscaldamento, la necessità di installare o adeguare l'impiantistica esistente e le normative locali. Di seguito, una panoramica dei costi associati ai più comuni sistemi di riscaldamento autonomo:
1. Caldaie a gas
- Costo dell'impianto: l'installazione di una nuova caldaia a gas per un appartamento medio può variare da circa 1.000 a 3.000 euro, a seconda della potenza, dell'efficienza energetica e della marca. Questo costo non include l'eventuale necessità di adeguare l'impiantistica esistente o l'installazione di nuovi radiatori.
- Costi di esercizio: i costi di esercizio dipendono dai prezzi del gas, dall'efficienza della caldaia e dal consumo. Le caldaie a condensazione sono più efficienti e possono ridurre i costi operativi.
2. Pompe di calore
- Costo dell'impianto: l'installazione di una pompa di calore può costare tra i 5.000 e i 15.000 euro, a seconda del tipo (aria-aria, aria-acqua), della capacità e della necessità di installare unità interne in più stanze o di adeguare il sistema di distribuzione del calore (come i fan coil o i pannelli radianti a pavimento).
- Costi di esercizio: tendenzialmente inferiori rispetto ai sistemi tradizionali basati sui combustibili fossili, soprattutto se l'energia elettrica utilizzata proviene da fonti rinnovabili.
3. Termoconvettori elettrici
- Costo dell'impianto: relativamente basso, con un costo per unità che può variare da 100 a oltre 500 euro, a seconda delle caratteristiche tecniche e della potenza. Non richiedono opere murarie complesse per l'installazione.
- Costi di esercizio: possono essere più elevati rispetto ad altri sistemi di riscaldamento, in funzione dei prezzi dell'energia elettrica e dell'isolamento termico dell'abitazione.
4. Sistemi di riscaldamento a pavimento
- Costo dell'impianto: l'installazione di un sistema di riscaldamento a pavimento può variare significativamente, ma si può aggirare intorno ai 50-100 euro per metro quadrato, escludendo i costi della caldaia o della pompa di calore necessaria per alimentarlo.
- Costi di esercizio: generalmente bassi, grazie all'alta efficienza energetica di questi sistemi, che distribuiscono il calore in modo uniforme e a una temperatura più bassa rispetto ai radiatori.
Considerazioni aggiuntive
- Incentivi e detrazioni fiscali: in molti paesi, compresa l'Italia, esistono incentivi governativi, come il Conto Termico, l'Ecobonus o il Superbonus 110%, che possono ridurre significativamente i costi iniziali di installazione di sistemi di riscaldamento efficienti dal punto di vista energetico.
- Valutazione professionale: prima di procedere con l'installazione, è consigliabile ottenere una valutazione da un professionista, che possa considerare le specificità dell'abitazione e fornire una stima accurata dei costi in base alle esigenze individuali.
Riscaldamento condominiale: normativa e consigli!
Anche il supercondominio deve rispettare determinate regole legate all'accensione e allo spegnimento dei riscaldamenti.
Come per gli impianti autonomi infatti, i riscaldamenti condominiali centralizzati devono rispettare gli stessi orari, tempi e periodi di accensione, regolati in base all'area territoriale nella quale è situato il supercondominio.
Zone climatiche e orari
Le restrizioni legate all'accensione del riscaldamento variano dunque secondo la divisione climatica delle provincie prevista per legge; le zone climatiche sono sei e si differenziano a seconda dei gradi centigradi calcolati durante l'anno. Le norme stesse sulle modalità di attivazione e spegnimento del riscaldamento sono disciplinate dalla legge numero 10, del 9 gennaio 1991, e dal Dpr numero 412, del 26 agosto 1993 con annesse variazioni.
Il riscaldamento condominiale può essere acceso anche due volte al dì, sempre seguendo le ore complessive previste per regione dal calendario nazionale; va comunque messo in funzione tra le 5 e le 23, dopodiché va spento.
Quali restrizioni per gli autonomi?
La recente Riforma del Regolamento del Condominio ha modificato diverse norme che riguardano la vita nello stesso. Fra queste anche il modo in cui un condomino può rendere autonomo il riscaldamento del supercondominio.
Sino all'entrata in vigore della disciplina, era necessario che il singolo chiedesse l'autorizzazione all'assemblea. Questa poteva perfettamente negarla, costringendolo a restare attaccare al sistema centrale.
Oggi non è più così: ciascun condomino ha il diritto di staccarsi dal riscaldamento centralizzato senza attendere parere dell'assemblea.
L'unica limitazione è che il suo distacco non leda il diritto degli altri ad utilizzare il sistema condominiale. Questo significa che bisogna evitare squilibri o malfunzionamenti successivi al distacco del singolo o aggravi di spesa sugli altri inquilini.
Il problema è che questi scenari sono assolutamente probabili: moltissimi impianti funzionano sull'equilibrio di tutti i condomini ed è quindi possibile che, tolto uno di questi, si presentino difficoltà o aumenti di bolletta dovuti alla taratura fissa dell'impianto.
Per evitare questo, è necessario presentare una perizia tecnica che dimostri la fattibilità del progetto.
In ogni caso, una volta che il condomino si è distaccato dal sistema, è comunque tenuto alla partecipazione delle spese legate alla manutenzione straordinaria dell'impianto centralizzato.
Consigli per risparmiare
Sia che si tratti di un impianto centralizzato che autonomo, le spese relative possono raggiungere cifre ragguardevoli. Ecco qualche consiglio per diminuire questa somma:
Regolare il timer dei caloriferi. È inutile tenerli accesi tutta la giornata. I momenti più importanti sono la sveglia – regolateli in modo che si accendano due ore prima che vi alziate – e la sera – nella fascia 19-22. Se durante il giorno, la casa è vuota teneteli spenti.
Occupatevi ciclicamente della manutenzione dell'impianto. Sia dei singoli caloriferi che delle tubature: sporcizia e la stessa aria stantia all'interno di queste può influenzare negativamente il rendimento della struttura. Chiudere finestre e tapparelle quando l'impianto è in funzione. In aggiunta, areare per brevi periodi le stanze.
Fissare come temperatura massima i 20°. Questa è la temperatura ottimale per la casa. Ogni grado superiore corrisponde ad un aumento dell'energia utilizzata del 7-11%.
Riforma del Condominio: più semplice staccarsi con le detrazioni fiscali
Con la Riforma del Regolamento condominiale è oggi possibile staccarsi dal centralizzato in maniera quasi automatica.
L'unico limite è che la scelta non influenzi negativamente il riscaldamento autonomo degli altri inquilini (ad esempio, non deve accadere che, tolta una quota, il costo mensile del servizio aumenti). Questa possibilità tuttavia è possibile: generalmente questi sistemi sono molto vecchi e funzionano solo a particolari condizioni ed è quindi probabile che queste smettano di verificarsi quando viene meno un singolo appartamento.
Occorre quindi una relazione tecnica prima di procedere.
In ogni caso, il coinquilino autonomo deve comunque partecipare alle spese di manutenzione straordinaria dell'impianto anche se staccato.
Come avviene la trasformazione impianto da centralizzato ad autonomo
La trasformazione dell'impianto da centralizzato ad autonomo all'interno di un condominio è prevista per legge, ma può essere effettuata unicamente se esistono determinate condizioni; una di queste è la dimostrazione che tale cambiamento comporti un risparmio energetico. Ai sensi della legge del 9 novembre 1991, numero 10, per poter modificare l'impianto in riscaldamento autonomo è necessario che i condomini siano pari ad almeno 501 millesimi.
Se comunque si decide di rendere il riscaldamento autonomo anche i condomini contrari dovranno accettare la cosa e non potranno continuare ad usare il vecchio impianto centralizzato, anche se sarebbero disposti a pagare le spese per il mantenimento dello stesso.
Togliere la centralizzazione dai termovalvole
Dopo la trasformazione dell'impianto centralizzato in riscaldamento autonomo, bisognerà inoltre eliminare e spegnere definitivamente la vecchia la vecchia caldaia centralizzata e porre in disuso il locale dove era situata, oppure affidare allo stesso una nuova destinazione d'uso.
Ultimamente è però possibile possibile staccarsi dal centralizzato per adoperare il riscaldamento autonomo anche singolarmente, senza ottenere l'unanimità condominiale e chiedendo tale desiderio all’amministratore e dichiarando di sostenere tutto il pagamento delle pese straordinarie e di manutenzione.
I sistemi di riscaldamento più comuni
Sistemi convettivi e radianti
I sistemi più diffusi al mondo sono senza dubbio quello basato sul riscaldamento convettivo, emesso dai classici termosifoni.
I termosifoni presenti in quasi tutte le case, operano secondo il principio del riscaldamento autonomo convettivo, ovvero riscaldano l'aria che, diventando calda sale verso l'alto; qui si raffredda e torna verso il basso, creando una naturale circolazione di calore. Questo sistema avviene appunto attraverso i termosifoni, al cui interno arriva acqua calda attraverso un sistema di tubature e riscaldamento.
Come usare il termosifone
L'uso dei termosifoni per avere calore negli ambienti è il metodo più economico e collaudato. Ci può essere differenza nella scelta dei termosifoni, costituiti principalmente dai seguenti materiali: acciaio, ghisa o alluminio. Questo materiale serve a trattenere e rilasciare calore in maniera opportuna.
Uno dei vantaggi di questo tipo di impianti è quella di potere in qualsiasi momento incrementarne l'efficienza, addizionando elementi negli ambienti che lo necessitano.
Inoltre, i termosifoni stanno diventando anche degli oggetti di arredo grazie a design sempre più accattivanti. I sistemi pensati in questo modo, sono anche molto versatile e poco ingombrante.
Il riscaldamento autonomo dell'acqua nei termosifoni si basa principalmente sull'utilizzo di una caldaia esterna, che può essere attivata in modo indipendente se si ottiene il permesso di disconnetterla dalla caldaia condominiale. Questo permette ai residenti di avere un maggiore controllo sul riscaldamento del loro appartamento e di ridurre i costi associati all'obbligo di attivare il riscaldamento negli orari prestabiliti dall'amministrazione condominiale. Inoltre, il riscaldamento autonomo può risultare in un maggiore risparmio energetico e un migliore comfort termico per i singoli appartamenti.
Le virtù dei sistemi a radianti: come usarli
Con l'arrivo della stagione più fredda, è importante avere pronto in casa un sistema efficiente, moderno e in grado di fornire la giusta temperatura in tutta la casa.
Uno dei sistemi più diffusi è quello detto a radianti. Questo sistema è basato su un principio molto semplice, ovvero quello del riscaldamento delle zone di perimetro della stanza (pavimento, soffitto e pareti), che rilasciano poi il calore in tutto il resto dell'ambiente.
Il riscaldamento a radianti è la soluzione ottimale per la casa, ma ha la necessita di essere impiantato al momento della costruzione: non può essere installato in un secondo momento a meno che non sia prevista una totale ricostruzione della casa stessa, pavimenti compresi.
A irraggiamento: metano (gas)
Sebbene installare un sistema a irraggiamento possa necessitare di una forte spesa iniziale, queste saranno poi ammortizzate grazie al sostanziale risparmio energetico previsto dall'utilizzo di tale impianto; inoltre, il riscaldamento a radianti ha un impatto minore a livello ambientale.
Il sistema a irraggiamento consta di un circuito di tubature installate sotto il pavimento, le quali trasmettono il calore dal basso al resto della casa. I vantaggi sono molteplici, quali ad esempio la libertà di movimento dell'arredamento all'interno della casa, la salubrità degli ambienti, il risparmio energetico in quanto la caldaia può permettersi di lavorare a temperature più basse rispetto ai normali termosifoni.
Se risulta complicato istallare un sistema a irraggiamento sotto il pavimento, è possibile realizzare degli impianti a soffitto, a parete o installare dei battiscopa radianti. E' chiaro che il rendimento termico di questi sistemi si abbassa notevolmente.
Il teleriscaldamento: quali sono i vantaggi?
Si può definire teleriscaldamento quella forma che è distribuita tramite una rete di tubazioni isolate e interrate, nelle quali scorre acqua calda, acqua surriscaldata o vapore acqueo, chiamati fluidi termovettore.
I fluidi provengono da un’unica centrale di produzione e dopo aver raggiunto e alimentato le abitazioni della zona circostante, ritornano alla centrale. Le fonti di energia rinnovabile che sono impiegate nel teleriscaldamento sono le biomasse, l’energia solare termica e la geotermia.
Il calore necessario a produrre il teleriscaldamento è generalmente prodotto da una centrale di cogenerazione a combustibili fossili o biomasse, alcune volte l’uomo sfrutta anche il calore che viene dalla termovalorizzazione dei rifiuti urbani. Esistono alcuni paesi, tra cui l’Ucraina, la Russia, la Svezia, la Svizzera ecc, nei quali la cogenerazione avviene tramite le centrali nucleari.
Un’altra fonte dalla quale ottenere calore per il teleriscaldamento è costituita dallo scarto prodotto dai processi industriali. L’impianto di cogenerazione a combustibili fossili o biomasse ha una dimensione che gli permette di produrre la metà della potenza massima di picco, e durante un anno è in grado di produrre il 90% del calore totale. La prima centrale è supportata dalla presenza di una seconda struttura termica, che riesce a coprire l’intero carico di picco, che interviene solo nel caso in cui la prima centrale è guasta.
Utilizzare il teleriscaldamento presenta diversi vantaggi, che sono illustrati di seguito:
- Miglior utilizzo e sfruttamento dell’energia primaria all’interno di centrali di cogenerazione.
- Controlli più frequenti sui gas di scarico di una centrale unica.
- Utilizzo di fonti di energia rinnovabile.
- Possibilità di usufruire di incentivi speciali per chi fosse interessato a installare un impianto di teleriscaldamento all’interno della propria casa.
Il teleriscaldamento presenta però anche degli svantaggi, che sono presenti di seguito.
- Gli investimenti iniziali per realizzare il teleriscaldamento hanno dei lunghi tempi di ritorno, circa 15 anni.
- Questo genere di impianto è conveniente solo nelle zone molto popolate.
- E’ un monopolio naturale.
In Italia è possibile trovare un esempio di teleriscaldamento in Alto Adige. La prima città italiana che ha realizzato un sistema di teleriscaldamento è stata Brescia, nei lontani anni settanta, mentre negli anni ottanta è stata Torino a realizzare una struttura simile.
Come funziona il termoconvettore elettrico
Il termoconvettore elettrico altro non è che una stufa o radiatore evoluto ideato per il riscaldamento degli ambienti e si tratta di un dispositivo più sicuro rispetto alle stufe elettriche o a gas tradizionali che rischiano di surriscaldarsi con rischio elevato di provocare incendi. I termoconvettori sono anche più efficienti nella diffusione del calore, meno dispersivi perché funzionano più lentamente e riscaldano con maggiore gradualità ed efficacia. Il termoconvettore elettrico della giusta dimensione rispetto all’ambiente da riscaldare è la prima caratteristica da prendere in considerazione: uno troppo grande riscalda in eccesso e uno troppo piccolo non riscalda bene. I termoconvettori più economici sono quelli elettrici, più efficienti di quelli che richiedono combustibile liquido come propano o kerosene (anche costosi).
Alcuni modelli sono dotati di ventola per convogliare meglio e velocizzare il riscaldamento dei locali. I modelli più avanzati sono corredati di un timer e termostato per regolare l’accensione e la temperatura di riscaldamento. Le tipologie migliori, infine, sono quelli con dei buoni sistemi di sicurezza come i blocchi automatici in caso di caduta accidentale o surriscaldamento.
Il termoconvettore elettrico, ad acqua o a gas è una specie di termosifone dalla superficie irradiante più ampia. Nei modelli ad acqua, i tubi in cui scorre l’acqua sono dotati di alette in alluminio che ampliano la superficie di scambio con l’aria. In genere, dai tubi del convettore, il calore viene irradiato nell’ambiente circostante per effetto del fenomeno convettivo, appunto, in base al quale l’aria fredda è più pesante e scende verso il basso, mentre l’aria calda sale, per cui l’aria fredda viene “aspirata” dalle bocchette del termoconvettore che la riscalda e la reintroduce nell’ambiente. La praticità dei termoconvettori elettrici è che non necessitano di essere collegati né alla caldaia, né al gas, ma sono indipendenti e si possono trasportare da una stanza all’altra. Si tratta, tuttavia, di apparecchi complessi e delicati che si impolverano facilmente e per questo sono generalmente costituiti da griglie, coperture e filtri antipolvere. Il termoconvettore è il corrispettivo invernale del condizionatore portatile monoblocco.
L’apparecchio non necessita di opere di muratura: è sufficiente collegarlo ad una presa elettrica proprio come una stufa o un ventilatore. Poiché è un dispositivo massiccio è preferibile scegliere un modello dotato di rotelle per facilitare gli spostamenti. Un termoconvettore elettrico è molto utile in tutti quei casi in cui è necessario apportare ulteriore calore dove l’impianto di riscaldamento non è sufficiente (in zone dove l’inverno è particolarmente rigido) o nelle zone della casa difficili da riscaldare o per riscaldare ambienti privi di altre forme di riscaldamento. Il termoconvettore elettrico è anche facile da manutenere, poiché non avendo liquidi all’interno (come quelli ad acqua, per esempio) non rischia di avere problemi di gelo e non essendo alimentato a gas, non necessita di controlli regolari e di attenzioni specifiche.
Alcune tipologie avanzate – che si chiamano ventilconvettori – sono dei termoconvettori elettrici dotati di ventola che aumenta la capacità di diffusione di calore e velocizza il riscaldamento. Un convettore normale ha tempi lunghi di riscaldamento perché segue la fisica naturale del fenomeno di convezione, l’aggiunta della ventola serve solo a velocizzare il movimento dall’alto al basso e dal basso all’alto dell’aria fredda e calda nella stanza in modo da riscaldare l’ambiente più rapidamente. L’unico svantaggio del ventilconvettore è che muovendo più aria, muove anche più polvere per cui occorre pulire più spesso i filtri.
Come scegliere il dispositivo di riscaldamento a convenzione termica
Tra i migliori termoconvettori in commercio si segnalano alcune marche specializzate come IMETEC Eco Rapid TH1-100, De Longhi HCX3220FTS e lo stesso in versione “slim”, De Longhi HSX2320F, Ardes 461. Si equivalgono tutti per capacità, potenza, efficienza, affidabilità, la differenza è data dalla presenza o meno di alcuni gadget e accorgimenti come il timer, il termostato e i vari sistemi di sicurezza. Per fare la scelta giusta, vi suggeriamo di valutare i seguenti aspetti:
- Dimensioni e ingombro: pur essendo compatti, alcuni dispositivi hanno dimensioni importanti, mentre altri sono talmente pratici da poter essere appesi a parete; molto dipende dalla grandezza del locale da riscaldare e questa è una valutazione che compete solo all’acquirente e per le esigenze che desidera soddisfare. Un apparecchio che si appende alla parete – se da una parte favorisce la libertà di spazio e movimento, dall’altra riduce la capacità di riscaldare.
- Potenza: un termoconvettore elettrico destinato al riscaldamento di ambienti domestici dovrebbe avere una potenza minima di 2000 W con opzione, molto raccomandata, di programmazione dell’accensione per sfruttare al massimo l’energia e trovare un ambiente già caldo che permette un maggior controllo degli sprechi sia economici che ecologici.
- Ventola: il ventilconvettore è preferibile al termoconvettore elettrico standard perché accelera il processo di riscaldamento riducendo anche gli sprechi di energia perché una volta raggiunta la temperatura ideale, si può anche regolare l’intensità e la velocità di calore da far circolare. Inoltre, la ventola può essere utilizzata come “semplice” ventilatore in estate.
- Regolazione: è bene verificare che il dispositivo sia dotato di regolazione dell’intensità di calore con indicazione anche della velocità di riscaldamento. Timer e termostato in un buon prodotto non dovrebbero mancare perché forniscono comodità e comfort di gestione, programmare l’accensione o lo spegnimento permette di rincasare dal lavoro e trovare l’ambiente già riscaldato e accogliente oppure non doversi svegliare nella notte perché si è dimenticati il dispositivo acceso. Si tratta di utility di grande comodità e di risparmio se abbinati al termostato che una volta raggiunta la temperatura desiderata entra in stand by senza ulteriori sprechi e si riattiva automaticamente quando la temperatura scende di nuovo.
- Antigelo: i termostati dotati di funzione antigelo sono stati pensati per i casi in cui si raggiungono temperature inferiori ai 5° C e in assenza di adeguato sistema di riscaldamento (come nelle baite di montagna) utilizzare un termoconvettore elettrico con antigelo e accensione programmata contribuisce a mantenere le tubature e gli elementi strutturali funzionanti e senza rischio di gelarsi.
- Dispositivi di sicurezza: un apparecchio così importante e ben strutturato è importante che sia dotato di sistemi di sicurezza e antiribaltamento, deve avere un design anche ben compatto per proteggerlo da umidità, polvere e schizzi di acqua. I termoconvettori dotati di sistema di sicurezza sono contrassegnati dalla sigla IP e l’acquirente sa di avere tra le mani un prodotto adeguato.
Altre utility: al di là delle funzioni principali e delle dotazioni minime, i termoconvettori si differenziano, poi, per la presenza o meno di altre funzioni che possono essere ritenute utili o meno a discrezione dell’acquirente e in base all’utilizzo; pertanto vi sono dispositivi dotati di display LCD su cui sono visualizzate le informazioni relative alla temperatura, all’impostazione del timer, le funzioni attivate o per segnalare guasti e malfunzionamenti all’utilizzatore con le spie che si accendono a seconda dei casi. Non tutti i modelli sono dotati di un telecomando per il controllo remoto, anche se è una utility pratica e utile per un termoconvettore elettrico, così come la possibilità di scegliere dispositivi che si possono connettere in wi-fi o dialogare con o smartphone per poter gestire l’apparecchio anche fuori casa.
Metodi per risparmiare sulla bolletta
Una delle possibilità più efficienti è l'isolamento termico. Questa procedura vieta al calore di disperdersi all'esterno, aumentando l'efficacia di tutti i sistemi di riscaldamento autonomo che, quindi, hanno bisogno di lavorare meno per raggiungere lo stesso risultato.
L'isolamento termico viene perseguito tramite l'installazione di appositi pannelli nelle mura di casa. Si crea una sorta di muro a più strati, dove quello interno è isolante e può essere: sughero, fibra di legno, fibra di poliestere, poliuretano. Ma ci sono molte altre soluzioni. Si consiglia di contattare una ditta specializzata per scegliere la combinazione più adeguata alla propria casa.
I pannelli solari costituiscono un'altra alternativa. Ovviamente occorre valutare se l'investimento può essere redditizio – quindi occorre una valutazione atmosferica e ambientale – ma considerate che sono presenti moltissime agevolazioni fiscali per chi decide di installare i pannelli solari. Si parla del Conto Energia e degli incentivi alla ristrutturazione che lo Stato mette a disposizione.
Infine abbiamo le stufe a pellet. Queste sono l'evoluzione delle classiche stufe: invece del legno, utilizzano materiale biocombustibile. Sono molto più ecologiche delle precedenti e vantano un alto grado di efficienza. È poi un sistema molto economico che ha come unico neo la produzione di cenere o residui di materiale, che comunque possono facilmente essere spazzati via.
Risparmiare sul consumo e le nuove leggi
La parola d’ordine, in questo periodo d’austerity, è risparmiare. Il risparmio non vale solo per le amministrazioni comunali od Enti istituzionali che hanno varato delle norme per non disperdere denaro pubblico nei riscaldamenti. Ma oltre ciò, il Governo ha emanato una disposizione normativa secondo la quale tutti gli edifici presenti nel nostro Paese dovranno essere termo regolarizzati e di conseguenza entro due anni, quindi entro il 2016, dovranno essere installati i contabilizzatori. In questo discorso rientrano le valvole termostatiche, che hanno come scopo quello di regolare il flusso d’acqua a seconda della temperatura d’ambiente in modo da non disperdere il consumo aumentando allo stesso tempo il comfort generale. Alcune Regioni si sono già adeguate visto che Lombardia e Piemonte avevano come data limite agosto e settembre 2014.
Secondo la norma, nel primo anno le ripartizioni in un lotto condominiale dovranno essere ripartite secondo i millesimi e saranno puniti con una sanzione economica chi non rispetterà questa regola.
Tuttavia, ci sono molti contrasti e prese di posizione avverse a questa norma varata dal Governo. Secondo Econdominio e Sif Italia, il risparmio generato dall’installazione delle valvole termostatiche non è così importante come viene invece riportato. Anzi, la Sif Italia ha raccolto delle firme per abrogare la legge vigente in Lombardia, stimando in una spesa da 146 euro tra costi di installazione, spese ordinarie e lettura spalmati in sei anni. E’ stato stimato il risparmio in appena 80 euro su una spesa che supera i 1200 euro annuali per il riscaldamento. La spesa per l’installazione di queste valvole è stato calcolato in circa 1000 euro su un immobile di 80 metri quadrati con all’interno sei caloriferi. Da considerare la detrazione fiscale che può variare dal 50% fino ad arrivare al 65%. Alcuni hanno ipotizzato infine di rendere facoltativa la norma e renderla obbligatoria solo per le nuove costruzioni.