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Dopo avervi proposto l'approfondimento sulla Carta dei diritti dei bambini, oggi ci tuffiamo in un nuovo articolo.

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E’ vero che si ha diritto a 3 giorni di ferie per paternità dal lavoro, pagati (che si aggiungono alle normali ferie)? Molti si interrogano su questo aspetto importante. C’è un po’ di confusione infatti sul fatto se effettivamente, dal giorno del parto e per i 2 giorni seguenti, si ha diritto a percepire un congedo dal lavoro pagato.

E’ bene sottolineare che per quanto concerne  permessi e ferie per paternità, molto dipende dal contratto. Alcuni permettono infatti di inserire in busta paga la dicitura ferie per paternità e non congedo per paternità. Durante il primo anno del nuovo nascituro comunque si possono chiedere permessi di due ore per l’allattamento.

Come funzionano i permessi per la paternità

Nell'accezione comune comunque di ferie per paternità indica la condizione di padre. Da questo concetto di paternità biologica derivano quelli di paternità adottiva e spirituale. I soggetti compresi nel rapporto previdenziale sono le lavoratrici subordinate, autonome e libere professioniste. Sono comprese nella tutela anche le lavoratrici sospese, assenti dal lavoro e disoccupate.

Rientra in questo discorso anche il padre, che per legge può allontanarsi dal luogo di lavoro per sostituire la madre; il discorso è valido anche nel caso di adozione.

Informazioni utili

E ’importante sapere che il congedo o ferie per paternità può essere richiesto da un lavoratore solo se si verificano delle determinate situazioni a carico della madre del bambino, sia nel caso in cui lavori sia nel caso in cui sia una casalinga. Nell’elenco che segue sono illustrate le situazioni in cui è possibile richiedere il congedo.

  • Decesso della madre o grave infermità. Nel primo caso è necessario compilare un apposito modulo che poi dovrà essere spedito all’Inps, nel secondo caso invece bisogna spedire o inviare in modo telematico la certificazione sanitaria che attesta l’infermità.
  • Custodia esclusiva del padre, in questo caso è necessario inviare all’Inps il provvedimento giudiziario nel quale si dispone l’affido esclusivo del padre.
  • Abbandono del minore da parte della madre, la documentazione attestante il fatto deve essere inviata all’ufficio dell’Inps preposto.
  • Rinuncia parziale o totale da parte della madre lavoratrice a usufruire del congedo di maternità, che le spetta in caso di affidamento di minori o adozione.

E ’importante sapere che nel caso in cui la madre del bambino non sia una lavoratrice, il congedo del padre ha termine dopo tre mesi la nascita del bambino. Nel caso in cui si verifichi un parto prematuro con necessario ricovero del bambino, il congedo può essere utilizzato in parte o in tutto nel momento dell’arrivo del neonato a casa. La legge numero 92 del 28 giugno 2012, che verrà rispettata in via sperimentale solo nel triennio 2013-2015, contiene delle importanti novità a sostegno della genitorialità, che sono illustrate nell’elenco che segue.

  • Il padre lavoratore, entro il compimento dei cinque mesi del bambino, deve astenersi dalla propria attività lavorativa per un giorno e percepirà comunque il cento per cento della sua retribuzione giornaliera.
  • Il padre lavoratore dipendente, entro il compimento dei cinque mesi del figlio, può richiedere anche di astenersi dall’andare a lavoro per due giorni, solo nel caso di sostituzione della madre in relazione al suo periodo di astensione obbligatoria. In questo caso ha diritto ha percepire il cento per cento della sua retribuzione giornaliera.

Durante il periodo di congedo al lavoratore che ne usufruisce spetta il versamento dell’80% della sua retribuzione giornaliera di base.

Legge e diritti del malato: il Certificato Medico e le ferie per paternità

ferie per paternità

Se il malato non dispone di propri beni, e la casa è di proprietà dell'ex-coniuge, questi può legittimamente liberarla. Nell’ambito lavorativo la disabilità comporta alcuni problemi per la perdita del posto e la difficoltà a trovare una nuova occupazione.

Oltre i tre-quattro mesi di malattia, in base ai contratti collettivi nazionali, i datori di lavoro possono procedere al licenziamento, salvo il riconoscimento di un periodo di congedo. La Legge Turco introduce il diritto per i lavoratori malati e i loro familiari a un periodo di congedo massimo di due anni.

Il datore ha l’obbligo di concederlo per gravi e documentati motivi familiari o di malattia. Questo lasso di tempo non è retribuito, ma il lavoratore mantiene il diritto alla reintegra nel posto di lavoro al termine dei due anni. Al ritorno nel posto di lavoro l’operaio avrà una retribuzione invariata. Se il lavoratore al termine del congedo si assenta per un periodo superiore ai tre o quattro mesi il datore può risolvere il rapporto di lavoro.

I certificati medici sono documento che qualificano una malattia dandogli rilevanza nei confronti di terzi. Perchè possa qualificarsi certificato medico è obbligatorio che il suo contenuto rappresenti in tutto una certificazione.

Il certificato dovrà contenere le generalità del medico e della persona a cui si riferisce, l’oggetto della certificazione, la data a cui si riferisce il contenuto e la descrizione dei referti. E’ infine necessario che si componga di tre parti: la sintomatologia, l’obiettività rilevata dal medico e il giudizio.

L’abuso dei certificati medici: nulla a che vedere con le ferie per paternità

Roma ha dovuto subire, per il Capodanno 2014, uno “sciopero” di massa dei Vigili Urbani, che si sono assentati per l’80% del personale causa motivi di malattia, piuttosto che di ferie per paternità. Tutti gli assenteisti hanno portato un certificato medico di malattia che li potesse esentare dal lavoro l’ultimo giorno dell’anno, lasciando di conseguenza deserte le strade della Capitale. Il caso è andato subito sulle prime pagine dei giornali, arrivando a denunciare una situazione che porta all’abuso di questa pratica con danni per i cittadini comuni e per l’Ente Locale. Sono state aperte anche delle inchieste interne che però finora non hanno portato i risultati che si speravano, soprattutto per la portata dell’assenza di massa di Capodanno.

Questo caso è la punta di un iceberg per una situazione che a tratti raggiunge dimensioni comiche. Percentuali di assenti oltre una situazione decente, con assenze strategiche che coincidono con l’inizio del weekend, con il classico ritorno al lavoro di lunedì o con i fonti festivi. Anche se l’Inps ha divulgato le cifre con un assenteismo cresciuto solo dell’1% rispetto al 2012, è indubbio che nel settore pubblico, questa trista pratica sia molto più usata rispetto al settore privato. Soprattutto diventa brutto constatare questa circostanza proprio in un’epoca in cui molti italiani sono disoccupati o in cassa integrazione, con la percentuale di persone senza lavoro che ha raggiunto quota 12,9% mentre quella giovanile addirittura il 44%.

Alcune aziende sono andate al di là dei classici metodi (visita fiscale ed ispettore Inps) consultando dei professionisti del settore delle investigazioni per stanare i casi di falsi malattia. Ecco quindi che in Italia sono presenti quasi cinquanta società specializzate, con i datori di lavoro che ammettono che quasi la metà delle loro indagini interne riguarda i casi di falsi certificati. La stessa Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha dichiarato legittimo l’uso di agenzie investigative per avere maggiori informazioni sui propri dipendenti in caso di malattia. Questa pratica è cresciuta dell’ultimo anno del 7%, a conferma che si vuole invertire un trend dove i più furbi danneggiano non solo il pubblico cittadino ma manca di rispetto a tutta quella platea di persone che sono in attesa di un posto di lavoro da mesi e da anni.

Astensione obbligatoria

Mentre l’astensione facoltativa per i primi tre giorni dal parto è determinata unicamente dalle condizioni contrattuali e dipende quindi dal datore di lavoro, che potrebbe concedere anche una retribuzione del 100%, quella obbligatoria può essere richiesta in caso si verifichino le seguenti condizioni:

  • il decesso della madre o il suo versare in gravi condizioni di salute
  • l’abbandono del minore da parte della madre
  • la potestà esclusiva del bambino da parte del padre

L’astensione obbligatoria garantisce al dipendente privato il diritto all’80% della retribuzione mentre per quello statale è prevista una copertura del 100%.

Astensione facoltativa

Entrambi i genitori possono usufruire dell’astensione facoltativa (continuativa o frazionata) fino all’ottavo anno di ciascuno dei figli, per la durata complessiva di 10 mesi, che diventano 6 qualora sia solo uno dei due a farne richiesta.

La legge sancisce inoltre che in caso sia il padre ad astenersi da lavoro per oltre 3 mesi continuativi potrà godere di un mese extra di permesso, passando quindi da 6 a 7 mesi (e facendo salire conseguentemente il totale di mensilità di entrambi i genitori da 10 a 11). Sempre i dipendenti pubblici hanno diritto a una retribuzione del 100% per i primi 30 giorni di permesso.

Il congedo di paternità frazionato evita che i giorni non lavorativi e festivi siano segnati come assenze: per non”sprecare”questi giorni è sufficiente andare a lavoro il giorno successivo a queste date ed esse verranno detratte dal conteggio.

Quando si richiede è necessario presentare il certificato di nascita del bambino, due autocertificazioni dell’altro genitore che comunichino i giorni di permesso già utilizzati e quelli di astensione ed infine un documento che impegni i genitori ad aggiornare il datore di lavoro su eventuali modifiche del congedo di paternità.

La storia della legislazione in questo ambito (in Italia)

Dopo il sì del Parlamento Europeo al congedo di paternità dell'ottobre 2010, il Decreto Legislativo n. 119 del 18 Luglio 2011 ha riordinato e ridefinito i presupposti e le modalità per fare richiesta di congedi, aspettative e permessi. Una differenza sostanziale rispetto al passato è stata introdotta, ovvero la possibilità per i padri di ottenere il permesso anche nel caso in cui la madre non ne abbia diritto, ad esempio se è disoccupata, mentre in passato era richiesto che la madre avesse un lavoro.

Il permesso di paternità si aggiunge dunque alle venti settimane previste per le madri, con lo stipendio assicurato al 100 percento. Questa novità del congedo di paternità rientra nella serie di misure che il Parlamento europeo ha votato a larga maggioranza per migliorare la salute e la sicurezza delle lavoratrici in stato di gravidanza.

Oltre al congedo di paternità, è stato ribadito il divieto di licenziare una lavoratrice dall'inizio della gravidanza fino al sesto mese successivo alla fine del congedo di maternità.

Per quanto riguarda l'Italia, già avanzata nella legislazione in questo ambito, la vera novità è rappresentata dal congedo di paternità di due settimane.

"Questa decisione finalmente mette donne e uomini sullo stesso piano per conciliare vita privata e professionale. Finalmente si adotta un concetto di paternità non solo biologico, ma basato sulla responsabilità", ha dichiarato Ludovica Botarelli Tranquilli-Leali.

La votazione degli eurodeputati sul congedo di paternità è stata la seguente: 390 a favore, 192 contrari e 59 astenuti.

Tale votazione non è stata influenzata dalle pressioni provenienti da Busines Europe e, per gli italiani, da Confindustria. Queste due organizzazioni, infatti, erano e sono contrarie all'introduzione del congedo di paternità di due settimane, poiché ritengono che "rischia di introdurre elementi troppo rigidi nel rapporto di lavoro con conseguenze onerose per i datori di lavoro".

Nell'ambito di questa votazione, è stato ratificato anche il congedo di maternità, per il quale la retribuzione al 100 percento diventerà obbligatoria in Italia, anche per le dipendenti che non rientrano nei contratti collettivi e che attualmente possono beneficiare di una retribuzione in maternità solo dell'80 percento da parte dell'INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale).

Congedo di paternità 2021: quali sono le novità

Il congedo di paternità, per quanto riguarda l'anno 2021, era nella versione "large". Infatti, il disegno di legge di bilancio confermava che i neopapà avevano garantiti sette giorni di congedo dal proprio lavoro per quell'anno.

Tra le novità del 2021, c'era una nota degna di nota. La maggioranza aveva votato affinché i papà potessero assentarsi dal lavoro fino a dieci giorni dalla nascita del figlio. Questa misura faceva parte di un ampio pacchetto di emendamenti ancora in fase di approvazione.

Riguardo al congedo di paternità, si ricordava che entro i cinque mesi dalla nascita era possibile richiedere l'adozione o l'affidamento di un figlio per tutti i lavoratori dipendenti. Questo rappresentava essenzialmente una proroga delle condizioni già in vigore nel 2020, e quindi le modalità di astensione dal lavoro per il congedo di paternità restavano le stesse.

Di conseguenza, i futuri papà biologici o coloro che stavano per adottare un bambino avevano diritto a un massimo di dieci giorni di astensione completamente retribuiti dal proprio lavoro.

Le misure adottate per il congedo di paternità venivano confermate o prorogate ogni anno. L'attuale riforma integrava le due precedenti del 2019 e del 2020, che prevedevano rispettivamente da quattro a cinque giorni di astensione dal lavoro e da cinque a sette giorni di astensione dal lavoro.

Inoltre, a completare questa manovra decisamente a favore dei neopapà e delle neomamme, con l'arrivo del 2021 venivano istituiti due bonus volti a soddisfare al massimo le esigenze di queste categorie di persone. Questa serie di riforme e provvedimenti, finalizzati al benessere delle nuove famiglie, prendeva il nome di "pacchetto famiglia" e includeva i seguenti bonus:

  1. Bonus nido 2021.
  2. Bonus bebè 2021.

Durata delle ferie in Italia

Se le esigenze dell’azienda lo chiedono nuovamente, il datore di lavoro e il lavoratore possono decidere più periodi di ferie separati. Termini diversi riguardo la durata e il godimento delle ferie possono essere stabiliti dai contratti collettivi nazionali, come nel caso delle ferie per paternità.

I contratti collettivi di categoria presumono un esame tra le rappresentanze sindacali per fissare il piano feriale e il calcolo delle ferie stesse. Nell'ambito delle ferie collettive al lavoratore viene salvaguardata la possibilità di scegliere un adeguato periodo di tempo.

Nelle aziende dove c’è la rappresentanza aziendale, le ferie sono fissate dalla Direzione dopo avere esaminato la conciliabilità dei desideri dei lavoratori con le esigenze della produzione. Per le aziende che non possono contare su questo tipo di rappresentanza, rimane valido il potere del datore di scegliere il periodo feriale.

La consultazione aziendale riesce meglio a soddisfare le esigenze di tutti, adattando il piano feriale ai bisogni che emergono durante le differenti consultazioni.

I Permessi retribuiti: tutte le informazioni!

Si sottolinea che viene ammesso lo spostamento del giorno di riposo ad un altro giorno settimanale soltanto per attività che non possono essere sospese la domenica. La legge, in ambito di diritto del lavoro, prevede fra i permessi retribuiti 11 festività infrasettimanali, disciplinando anche il trattamento economico nel caso non vengano godute. 

Modalità di retribuzione

Il permesso retribuito ha l’obbligo di essere utilizzato entro 7 giorni dalla morte o dall'accertamento della grave infermità della persona oggetto della richiesta permesso. I permessi retribuiti sono cumulabili con quelli previsti dalla legge 104/92.

Il lavoratore che richiede il permesso retribuito deve presentare dunque dei documenti specifici. Per gravi patologie dei familiari, la certificazione del medico specialistico, in caso di ricovero la certificazione della struttura sanitaria, in caso di decesso la certificazione relativa.

Abbiamo capito dunque che il diritto alle ferie e ai permessi retribuiti è differente. Il diritto ai permessi retribuiti nasce dai contratti collettivi. I permessi retribuiti costituiscono un diritto del dipendente per motivi personali, che non necessariamente devono essere raccontati e riportati al datore di lavoro. Il lavoratore ha tutto il diritto di richiedere permessi retribuiti per motivi personali con un margine di anticipo relativo (il datore di lavoro non può opporsi).

Periodi, importi e permessi per le donne in maternità

Riguardano la Maternità:

  • i permessi per l’allattamento
  • Sottolineiamo l’importanza dell'accredito di contribuzione figurativa riconosciuto per i periodi di astensione obbligatoria e facoltativa determinatisi in costanza di rapporto di lavoro. Ad accezione dell'indennità da allattamento, tutte le altre prestazioni economiche per maternità sono finanziate con il contributo di malattia.

Autore: Avvocato Giacomo Locopo

Immagine di Giacomo Locopo

Nato a Catania il 25 febbraio 1970, l'avvocato ha conseguito la laurea in Giurisprudenza presso l'illustre Università degli Studi La Sapienza di Roma. Attualmente, è iscritto all'Albo dell'Ordine degli Avvocati nella città di Palmi, dove esercita la professione legale con competenza e dedizione.