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Il comodato rappresenta una figura contrattuale antica, profondamente radicata nelle pratiche giuridiche e nella vita quotidiana, che regola il prestito di beni tra due parti. In questa tipologia di accordo, un soggetto, noto come comodante, mette a disposizione di un altro soggetto, denominato comodatario, un bene mobile o immobile, affinché quest'ultimo possa utilizzarlo per un periodo di tempo prestabilito.

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L'elemento distintivo del comodato risiede nella natura temporanea e nella specificità dell'uso concesso, nonché nell'obbligazione, per il comodatario, di restituire il bene ricevuto in prestito al termine dell'utilizzo, nelle stesse condizioni in cui è stato ottenuto, salvo il normale deperimento dovuto all'uso corretto del bene.

Caratteristiche e Obblighi nel Comodato

La definizione di comodato si concentra sull'uso temporaneo e gratuito del bene, distinguendolo da altre forme contrattuali che prevedono la cessione di beni, come il leasing o l'affitto. Tuttavia, esiste anche una variante, meno comune ma ugualmente rilevante: il comodato oneroso. In questa modalità, il comodatario è tenuto a corrispondere un canone o a sostenere determinate spese, configurando così una forma di prestito che, pur mantenendo la caratteristica principale dell'uso temporaneo del bene, prevede un onere aggiuntivo per il beneficiario.

Il comodato si basa su principi di fiducia reciproca e rispetto degli accordi presi. Il comodante si aspetta che il bene venga trattato con cura e restituito secondo le condizioni concordate, mentre il comodatario beneficia dell'uso del bene senza doverne acquistare la proprietà, con l'unico onere di garantirne la conservazione e la restituzione. Le responsabilità del comodatario includono la manutenzione ordinaria del bene e la copertura di eventuali danni causati da negligenza o uso improprio.

Legislazione sul comodato gratuito e oneroso

Dal punto di vista legale, il comodato richiede chiarezza e precisione nella definizione dei termini contrattuali, al fine di tutelare i diritti e gli interessi di entrambe le parti. Elementi quali la descrizione dettagliata del bene, la durata dell'accordo, le condizioni di uso e le modalità di restituzione sono fondamentali per prevenire incomprensioni o dispute future. Inoltre, la stipula di un contratto scritto, sebbene non sempre obbligatoria, è fortemente consigliata per fornire una documentazione chiara e ufficiale dell'accordo.

Il comodato trova applicazione in numerosi contesti della vita quotidiana, dalla condivisione di beni tra individui alla cessione temporanea di immobili o attrezzature tra entità legali. La sua flessibilità lo rende uno strumento utile per soddisfare esigenze temporanee, promuovendo al contempo la condivisione e l'uso efficiente delle risorse. Tuttavia, la gestione attenta delle dinamiche contrattuali e la comprensione approfondita dei diritti e dei doveri che derivano dal comodato sono essenziali per garantire che questa antica figura giuridica continui a servire efficacemente le esigenze contemporanee di prestito e utilizzo di beni.

Il comodato oneroso fa parte dei cosiddetti contratti reali, ovvero si può dichiarare concluso nel momento in cui avviene la consegna della cosa. Prima di tale consegna, si avrà un contratto preliminare oppure una trattativa; viene regolato nell'ambito del codice civile, libro quarto, titolo terzo, sezione terza, al capo XIV rubricato "Del comodato".

Il comportamento è dunque un capo composto dagli articoli che vanno dal 1803 al 1812, più altre norme tributarie sparse che impongono la sua registrazione per evitare la sua stessa nullità.

Il contratto di comodato, stando all'art. 1803 c.c., rubricato "definizione", è essenzialmente gratuito, poiché se ci fosse di mezzo il denaro staremmo parlando di locazione, ovvero di affitto. Pertanto quando si definisce qualcosa come “gratuito” si sta ribadendo un concetto già di per sé definito in sé.

Quando si parla di contratto con oneri?

E' tuttavia possibile parlare di comodato oneroso quando il bene viene ricevuto in cambio di una prestazione, come ad esempio quando si riceve un immobile per un periodo, in cambio della cura di alcune parti dello stesso. Inoltre, la Cassazione ha stabilito che può essere oneroso anche qualora il comodatario pagasse una somma periodica come rimborso di determinate spese (Cass. 2001, n. 3021).

Il comodato d’uso per gli immobili

Per quanto riguarda il comodato d’uso per l’affitto degli immobili, il Codice Civile disciplina questa materia dall’articolo 1803 all’articolo 1812. Questa tipologia contrattuale può essere stipulata sia per forma scritta che verbale: generalmente si è soliti utilizzare questa tipologia per parenti di 1° grado, in modo da non creare diatribe ed equivoci con i proprietari.
Invece, se si vuole utilizzare la forma scritta, si deve procedere alla scrittura dei dati su carta intestata, la quale deve essere inviata a mezzo raccomandata.

C’è da aggiungere una differenza tra la tipologia contrattuale dei beni mobili e quelli immobili. In quest’ultimo caso, la tassa di registro da pagare è pari a € 168.00, sia che esso appartenga alla forma pubblica o privata dell’atto.
Colui che usufruisce del bene in comodato, è tenuto a rispettare nel migliore dei modi l’immobile, con l’obbligo di non cederlo per altri scopi e di utilizzarlo solo per il fine previsto dall’accordo.

Cosa bisogna sapere?

Negli articoli dal 1803 al 1812, sono specificate tutte le nozioni da sapere nella tipologia del contratto per comodato d’uso per immobili. Ecco le principali:

  • non si può cedere ad altro l’utilizzo dell’immobile
  • qualora non vengano rispettati i patti dell’accordo, il comodante ha la facoltà di chiedere immediatamente la restituzione dell’immobile
  • se gli oggetti si deteriorano per il loro utilizzo e senza la colpa del comodatario, quest’ultimo non risponde di tale deterioramento
  • nelle spese straordinarie e di urgenza, il comodatario può richiedere il rimborso delle spese
  • l’immobile deve essere restituito al termine della scadenza dell’accordo tra le parti
  • in assenza di accordi sulla durata dell’accordo, il comodatario restituirà l’immobile appena arriverà la richiesta della controparte.
  • dall’articolo 1803, si evince che questa tipologia è essenzialmente gratuita, altrimenti si rientrerebbe in un’altra tipologia contrattuale, ossia quella della locazione, che prevede altre norme e regolamenti. Tecnicamente, il comodato fa parte dei contratti reali, per la cui conclusione è necessaria la consegna della “cosa” o immobile.

Comodato d'uso a titolo gratuito per gli Immobili

Il Codice Civile non prescrive una forma preferenziale per il contratto di comodato d'uso di immobile: può essere sancito sia verbalmente che per via scritta. Normalmente, infatti, questo tipo di accordo viene elargito a parenti di primo grado che, sulla base dei rapporti personali, non sono incline a creare difficoltà col proprietario. Se tuttavia si vuole precedere con la forma scritta, è necessario redigere il contratto su carta bollata e/o intestata ed utilizzare il mezzo delle raccomandate per essere certi dell'avvenuto scambio.

Forma verbale

Il contratto di comodato, si diceva, non è sottoposto all'obbligo di registrazione. Tuttavia, secondo l'articolo n. 22 del DPR n. 131 del 1986, se un atto prevede la registrazione, anche tutti gli istituti ad esso legati subiranno tale obbligo. Questa concorrenza si verifica raramente nel caso del comodato d'uso di immobile, ma si sottolinea che, nel caso sia prevista e non avvenga, è contemplata una pena pecuniaria.

Forma scritta

Vi è differenza fra il contratto di beni mobili e quello per beni immobili. Nel secondo caso, l'imposta di registro è fissa ed è pari a 168,00 € a prescindere dal fatto che sia redatto in forma pubblica o privata.

Il comodatario, infatti, come si è detto, è obbligato ad utilizzare il bene nella migliore delle maniere possibili, ad utilizzarlo solo per lo scopo previsto e a non cederlo ad altri, come nel caso di vendita di Appartamenti di Pregio a Milanofiori Nord. Ma il comodatario, secondo la giurisprudenza recente, è obbligato a pagare l'Imu, seppur con aliquota ridotta. Il vecchio istituto dell'Ici, infatti, prevedeva diversi scenari riguardo il comodato d'uso dove la casa poteva essere considerata a discrezione dei Comuni prima abitazione. La disciplina dell'Imu, invece, considera la casa in comodato d'uso seconda abitazione e quindi richiedere il pagamento dell'aliquota corrispondente (0,76%) a coloro che vi abitano.

Hai già letto il nostro approfondimento sulla comproprietà di un immobile. Dagli un'occhiata... siamo sicuri che potrebbe interessarti.

Le novità previste

Per ciò che riguarda la tassazione prevista per le abitazioni cedute con la formula del comodato d’suo, l’ultima Legge di stabilità conferma il taglio del 50% sul pagamento dell’IMU e della TASI. Sono però alcune le modifiche ai requisiti richiesti per poter usufruire di tale agevolazione. In particolare sono tre i punti fondamentali di cui tener conto: occorre che il contratto, che prima poteva anche essere fatto in forma esclusivamente verbale, venga regolarmente registrato; il proprietario della casa concessa può risultare intestatario di un altro solo immobile, registrato però come prima casa e lo stesso deve trovarsi nel medesimo comune di quello dato in comodato; il destinatario della concessione deve utilizzare la casa come abitazione primaria. Risultano quindi esclusi dalle agevolazioni tutti coloro che desiderano concedere in comodato, magari ai propri figli o parenti più stretti, un’abitazione che non appartiene allo stesso comune della propria residenza.

Registrare un contratto passo per passo

Per questo tipo di contratto non è possibile effettuare la registrazione online, quindi è necessario recarsi presso un qualsiasi ufficio dell’Agenzia delle Entrate e procedere come segue:

  • Compilare il modello F23 per il versamento della tassa di registrazione, identificata con il codice 109T.
  • Consegnare allo sportello il contratto originale firmato in duplice copia
  • Compilare contestualmente il modello 69 attraverso cui si fa richiesta per la registrazione del contratto
  • Portare con sé anche le marche da bollo da € 16 richieste per la registrazione
  • Documenti identificativi delle parti se a presentare la domanda è una terza persona

Nello specifico, per quel che riguarda il modello 69, la compilazione da parte della persona che si presenta a registrare il contratto è circoscritta ai riquadri A, B e D mentre il restante è a cura degli addetti dell’Ufficio delle Entrate. Nel riquadro A è necessario inserire tutti i dati del proprietario dell’immobile, nel B tutti i dati del proprietario e del beneficiario, nel quadro D ciò che riguarda la casa in questione compresa la visura catastale e il codice del comune in cui si trova, infine la firma in originale del comodante.

Il contratto da stipulare: come procedere

Comodato d’uso gratuito è un contratto che può essere scritto o verbale stipulato col proprietario del bene. Quindi, è un bene mobile o immobile, che viene consegnato dal proprietario ad un altro soggetto per un periodo di tempo stipulato nel contratto.

Secondo il contratto a comodato d’uso gratuito, il comodatario ha il diritto di usufruire di questo bene, gratuitamente, senza acquisirne la proprietà. 

Di fatto, quindi, non si è proprietari di quelle attrezzature ma le si usa in prestito, quindi prima o dopo vanno restituite. Il bene, infatti, va restituito alla scadenza oppure in base all’uso. Nel caso in cui nel contratto non si sia stipulata la restituzione, il bene va restituito quando il proprietario lo richiede.

Il contratto va registrato presso l’Agenzia delle Entrate entro 20 giorni dalla data dell’atto. Per registrarlo bisogna utilizzare il Modello 69 ed il Modello F23.

Il Modello 69 lo si può scaricare online e bisogna compilarlo per poi portarlo all’agenzia delle entrate.

Il Modello F23 serve per il versamento di 200€ a titolo di Registro d’imposta, prestando molta attenzione ad inserire l’esatto codice tributo, cioè 109T.

50% di sconto su IMU e TASI: le condizioni per cui usufruirne

Una novità che si è introdotta da qualche anno, è che, chi usufruisce di un immobile concesso in comodato d’uso gratuito ha la possibilità di avere uno sconto del 50% su IMU e TASI. Questo tipo di comodato, però, richiede che l’immobile sia ceduto da parte di un parente in linea diretta, ciò vuol dire da padre in figlio o viceversa.

Anche le pertinenze possono essere cedute, come ad esempio soffitto o garage. Anche per le pertinenze si applicherebbe lo sconto del 50% su IMU e TASI.

Requisiti richiesti

Un’importante punto da tenere in considerazione è che l’immobile concesso in comodato d’uso, non deve appartenere a Categorie Catastali di lusso, cioè A/1 - A/8 - A9.

Un altro requisito che si deve avere è che il Proprietario del bene sia residente nel Comune dove si trova l’immobile e che lo sia anche il Beneficiario.

Il comodato e la Famiglia

Oggigiorno ad utilizzare molto questo tipo di contratto sono i Millennials, cioè quella fascia d’età che va dai 18 ai 35 anni.

Con la crisi economica quest’ultimi anni, infatti, i Millennials hanno sempre più difficoltà a comprare casa e quindi preferiscono pagare l’affitto.

Sono i genitori, che nella maggior parte dei casi, cedono i loro immobili ai figli, utilizzando, appunto il contratto col comodato d’uso gratuito.

Eccezioni e particolarità

Esistono delle eccezioni in cui il proprietario non può richiedere indietro il bene quando vuole. Queste eccezioni le si trovano nel contratto. Quando, infatti, il contratto, viene stipulato senza che vi sia un limite di durata e se viene impresso al bene un vincolo di destinazione ad esigenze abitative familiari, il proprietario non può richiedere la restituzione del bene quando desidera.

Soltanto nel caso di casi urgenti, come ad esempio quello di sfratto del proprietario da un altro immobile, il destinatario perde in automatico il beneficio del comodato. In questo caso il proprietario riprende il proprio bene.

A parte queste eccezioni, la scadenza del comodato, viene vista dalla cassazione come “finché dura il rapporto familiare”. Attenzione, però, s’intende il  grado familiare e non di buon rapporto familiare. Infatti, anche se il rapporto familiare si rompe, è difficile che al proprietario venga restituito il bene, perché il grado familiare sussiste ancora.

Nel caso di separazione: come fare?

Quando un genitore da’ in comodato un bene immobile al figlio che è sposato e quest’ultimo si separa cosa succede?

Nel caso in cui al momento della separazione il giudice decide che la moglie deve restare nell’abitazione, subentra di conseguenza nel contratto di comodato al posto del marito. In particolare, quando si hanno dei figli, il subentro è più facile. Anche se c’è questo subentro, le regole del contratto, comunque, rimarranno sempre le stesse.

Quindi, per concludere, prima di attuare un contratto di comodato, bisogna rivolgersi ad un consulente che possa aiutare a fare la scelta più idonea.

Cos'è il comodato d'uso gratuito

Il comodato d'uso gratuito è un tipo di contratto in cui un soggetto, detto comodante, concede temporaneamente l'uso di un bene (immobile o mobile) a un altro soggetto, detto comodatario, senza richiedere un corrispettivo in denaro. La normativa che regola il comodato d'uso si trova nel Codice Civile (articolo 1803 e successivi).

Questo tipo di contratto può essere stipulato sia in forma scritta che verbale, anche se la registrazione presso l'Agenzia delle Entrate è obbligatoria solo in alcuni casi. Il comodato può essere a tempo determinato o precario, a seconda della durata prevista nel contratto o dell'accordo tra le parti.

Le agevolazioni fiscali legate al comodato d'uso gratuito riguardano principalmente l'Imu e la Tasi. I genitori che concedono in comodato un immobile ai propri figli possono beneficiare di uno sconto del 50% su queste imposte, a condizione che l'abitazione non rientri nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9, che sia concessa a parenti in linea retta entro il primo grado (genitori-figli) e che venga utilizzata come abitazione principale. Per usufruire di queste agevolazioni, è necessario registrare il contratto di comodato.

Le procedure dello sfratto esecutivo

L’inquilino può opporsi alla procedura di sfratto esecutivo, chiedendo una proroga, se in possesso dei requisiti previsti dalla legge ai sensi dell’art. 6 della legge 431 del 1998 (ultra 65enni, basso reddito, ecc.)

La legge 133/99 ha inoltre modificato e ridotto della metà rispetto allo scaglione di riferimento i costi di ricorso al Tribunale per i giudizi e per la fissazione delle date successive di esecuzione degli sfratti.

Quattro provvedimenti

  • Per fine locazione: al termine del contratto di locazione.
  • Per necessità: si verifica quando il proprietario desidera riutilizzare l'immobile o effettuare lavori previsti dalla legge.
  • Per morosità: in caso di mancato pagamento prolungato del canone di affitto e/o delle quote condominiali.
  • Esecutivo: quando l'inquilino rifiuta di restituire le chiavi dell'immobile, l'azione sarà esecutiva.

Finita locazione: come si procede

Entriamo nel dettaglio e vediamo in modo più specifico in cosa consiste lo sfratto esecutivo per finita locazione e qual è la procedura di attuazione, sia per il locatario che per proprietario dell’immobile.

Di norma, sei mesi prima della data di scadenza del contratto di affitto, il proprietario che decide di rientrare in possesso dell’immobile, deve inviare una raccomandata al locatario per avvertirlo. Qualora non lo facesse o nel caso in cui non si trovi un accordo tra i due, si ricorre al giudice che provvede a formalizzare lo sfratto esecutivo per finita locazione durante un’udienza prefissata, a cui devono presenziare entrambe le parti. Se entro la data stabilita l’inquilino non ha lasciato la casa, allora si procede con l’esecuzione forzata dello sfratto. Il locatario può richiedere una proroga, fino ad un massimo di 6-18 mesi se per esempio ci si trova in un comune con un alto tasso d’intensità abitativa, ma non se si è dimostrato moroso. Durante i mesi di proroga l’affittuario è tenuto a pagare una penale del 20% in più sul normale canone, che è consigliabile saldare senza ritardi in quanto il giudice, in tal caso, potrebbe accelerare i tempi di esecuzione dello sfratto.

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Sfratto esecutivo per morosità

A differenza della precedente tipologia di sfratto, in questo caso si procede con la richiesta perché l’inquilino affittuario non risulta in regola con il pagamento del canone, seppure ancora è in essere il contratto di locazione. Il proprietario dell’immobile può inviare formale “richiamo” al pagamento delle mensilità mancanti e anche di quelle restanti. Se l’inquilino non si mette in regola, interviene anche qui il giudice che intima il saldo entro 20 giorni, altrimenti procede con un decreto di sfratto esecutivo.

In caso di necessità del proprietario di rientrare in possesso dell’immobile

Questo tipo di sfratto è previsto solo in casi particolari e mai quando si tratta di contratti brevi.

Il proprietario può procedere intanto con l’invio di un avviso al locatario in cui spiega nel dettaglio le sue motivazioni e necessità, che andranno verificate in fase di istruttoria. Ai sensi di legge i casi in cui si può chiedere lo sfratto per necessità sono: la volontà di destinare la casa ad un parente prossimo (sia come abitazione che per l’attività professionale), nel caso in l’immobile sia in gravi condizioni tali da richiedere interventi importanti o se deve essere demolito, se il locatario non occupa abitualmente l’immobile senza una valida motivazione.

Come e quando richiedere al giudice l'esecuzione del decreto ingiuntivo

Siete alle prese con un contenzioso economico? Vantate dei crediti che non sapete come riscuotere? Di seguito un approfondimento che vi metterà in grado di fare ordine tra le mille pieghe di una burocrazia, quella italiana, che molto spesso non si pone come garante per il singolo e comune cittadino.

Il Decreto Ingiuntivo è un ordine emesso dal Giudice Civile a seguito di una richiesta di parte, che impone a una persona di pagare una determinata somma di denaro a chi ha richiesto l'emissione del decreto. Nel caso di abitazioni private, questo provvedimento è uno dei passi verso l'azione definitiva e irrevocabile dello sfratto. Trascorso tale termine, il decreto diventa esecutivo e si può procedere al pignoramento dei beni del debitore.
Affinché il Giudice possa concedere il Decreto Ingiuntivo, è necessario che il richiedente dia prova scritta del suo credito, con promesse di pagamento provenienti dal debitore, telegrammi, estratti autentici delle scritture contabili. 

Il Giudice, valutato lo scritto e le prove, deciderà se emettere il Decreto Ingiunzione, rigettare la richiesta o sospenderla chiedendo ulteriore documentazione. Il Decreto Ingiuntivo emesso dovrà poi essere notificato; la notifica sarà una comunicazione ufficiale al debitore e a cura del ricorrente, fatta mediante Ufficiali Giudiziari del Tribunale o Avvocato.

Opposizione da parte del debitore

Il debitore può opporsi al decreto entro 40 giorni dalla ricezione di esso; a esso segue un procedimento ordinario. Tempistica per richiedere il provvedimento dopo uno sfratto esecutivo

Per ottenere un Decreto Ingiuntivo sulla casa sono sufficienti pochi giorni, al massimo qualche settimana; qualora l’altra parte si opponesse con procedimento ordinario, i tempi risulterebbero più lunghi. Proseguiamo il nostro articolo sullo sfratto esecutivo.

Cosa succede con le banche?

Una recente sentenza dei giudici ha chiarito alcuni aspetti qualora l’istituto bancario si avvalga di questo strumento contro un proprio cliente. Con la pronuncia del settembre 2014 (numero 19696), i giudici hanno stabilito che se la parta avversa si oppone al decreto di ingiunzione, la banca è tenuta obbligatoriamente a dimostrare la prova del credito vantato per procedere avanti nella richiesta.

L’istituto bancario è quindi obbligato a riprendere tutto il percorso del suo cliente, dimostrando con i documenti in suo possesso che il conto corrente della persona contestata è negativo e questo può avvenire solo con la presentazione di tutte le prove che non si deve confondere con il mantenimento della conservazione dei documenti contabili. Questo è ciò che ha stabilito la Cassazione civile.

Abitazioni private: il problema della morosità

Nel caso delle abitazioni private il tema è più complesso perchè riveste anche una questione sociale. Quando si parla di affitti non pagati, sono diverse le tappe che può decidere di intraprendere il proprietario dell’immobile, passando dai solleciti al decreto per ingiunzione fino allo sfratto esecutivo, la misura drastica. La quasi totalità delle domande avviene per morosità dell’inquilino e una recente indagine ha portato alla luce un dato allarmante: quasi la metà degli inquilini paga con ritardo le rette mensili mentre in alcune città la quota condominio non viene neanche più pagata.

Un problema che investe la questione del lavoro in Italia: non c’è solo la disoccupazione ma anche gli stipendi pagati in netto ritardo (alcuni lavoratori si ritrovano con più mensilità in arretrato da ricevere) il che fa ritardare tutti i pagamenti annessi, come appunto gli affitti. Questa questione sociale appare di difficile risoluzione, come un cane che si morde la coda. I proprietari d’immobili in diversi casi preferiscono la trattazione piuttosto che le vie legali anche se poi il discorso cambia da situazione a situazione. Nei casi sopracitati si parla di morosità incolpevole, come può essere quella derivante da licenziamento dal posto di lavoro. Il Governo ha stanziato un fondo per aiutare queste persone ma si avrebbe bisogno di un aumento delle risorse vista l’ampia platea interessata.

FAQ

Che cos'è il comodato d'uso oneroso?

Il comodato d'uso oneroso è una variante del più comune comodato d'uso gratuito e rappresenta un contratto mediante il quale una parte, detta comodante, consegna alla controparte, chiamata comodatario, un bene affinché lo utilizzi per un periodo o scopo determinato, con l'obbligo di restituirlo dopo l'uso. A differenza della forma gratuita, nel comodato d'uso oneroso, il comodatario è tenuto a corrispondere un canone o un corrispettivo per l'utilizzo del bene.

Quali sono le principali differenze tra comodato gratuito e comodato oneroso?

Nel comodato gratuito, il comodatario ha il vantaggio di utilizzare il bene senza dover corrispondere alcun compenso al comodante. Invece, nel comodato oneroso, il comodatario è tenuto a pagare un canone, rendendo il contratto simile a un affitto, sebbene il comodato rimanga orientato all'uso specifico del bene e non alla sua godimento economico.

Quali obbligazioni ha il comodatario in un comodato d'uso oneroso?

Nel comodato d'uso oneroso, il comodatario è tenuto a corrispondere il canone pattuito, a utilizzare il bene secondo le condizioni concordate e a restituire il bene al termine del periodo stabilito o dopo l'uso convenuto. Inoltre, deve prendersi cura del bene e restituirlo nello stesso stato in cui l'ha ricevuto, salvo il normale deterioramento dovuto all'uso corretto dello stesso.

È necessario registrare un contratto di comodato d'uso oneroso?

In Italia, la normativa fiscale prevede particolari disposizioni per la registrazione dei contratti di comodato, specialmente quando questi assumono la forma di comodato d'uso oneroso, caratterizzato dalla presenza di un canone o di un corrispettivo. Questo aspetto differenzia il comodato oneroso dal classico comodato gratuito, dove il prestito del bene avviene senza oneri per il comodatario. La registrazione di tali contratti non è un mero adempimento burocratico, ma una necessità legale che porta con sé implicazioni sia per il comodante sia per il comodatario, soprattutto in termini di trasparenza fiscale e di tutela dei diritti contrattuali.

Criteri per l'Obbligatorietà della Registrazione

La registrazione del contratto di comodato d'uso oneroso diventa obbligatoria sotto specifiche condizioni:

  • Presenza di un Canone o Corrispettivo: il contratto prevede un onere finanziario per il comodatario, distaccandosi così dalla natura gratuita tipica del comodato. Questo onere può essere rappresentato da un canone periodico o da un corrispettivo una tantum.
  • Forma Scritta del Contratto: l'accordo di comodato è stato formalizzato per iscritto, offrendo una documentazione tangibile degli obblighi e dei diritti concordati tra le parti.
  • Richiesta di Registrazione da Parte di una delle Parti Contrattuali: almeno uno dei soggetti coinvolti nel contratto, sia esso il comodante o il comodatario, esprime la necessità di procedere con la registrazione del documento.

Procedura e Tempi di Registrazione

La registrazione deve avvenire presso l'Agenzia delle Entrate, l'organo preposto alla gestione delle pratiche fiscali in Italia, entro un termine preciso: 30 giorni dalla data di stipula del contratto o dalla data in cui viene fatta richiesta di registrazione da una delle parti. Questo passaggio è fondamentale per conferire al contratto piena validità fiscale e per garantire che tutti gli aspetti relativi alla tassazione del canone o del corrispettivo siano gestiti in conformità con le norme vigenti.

Importanza della Registrazione

La registrazione del contratto di comodato d'uso oneroso riveste un'importanza cruciale sotto diversi aspetti:

  • Certezza Giuridica: conferisce al contratto un'ufficialità che tutela legalmente entrambe le parti in caso di controversie.
  • Trasparenza Fiscale: assicura che le operazioni economiche derivanti dal contratto siano tracciate e gestite secondo le leggi fiscali italiane, evitando possibili sanzioni per omessa o tardiva registrazione.
  • Documentazione: crea un archivio ufficiale degli accordi di comodato d'uso oneroso, utile per eventuali verifiche future.

In sintesi, la registrazione dei contratti di comodato d'uso oneroso rappresenta un adempimento legale che incarna i principi di trasparenza e correttezza fiscale. È essenziale per le parti coinvolte nel contratto informarsi adeguatamente e rispettare le tempistiche previste dalla legge, al fine di garantire una completa regolarità del proprio accordo di comodato e di navigare senza intoppi nel panorama legislativo italiano relativo alla gestione dei beni immobili e mobili.

Quali sono le implicazioni fiscali di un comodato d'uso oneroso?

Dal punto di vista fiscale, il comodato d'uso oneroso può avere implicazioni sia per il comodante sia per il comodatario. Il comodante deve dichiarare i canoni percettibili come reddito di capitale e, di conseguenza, sono soggetti a tassazione. Il comodatario può dedurre i costi sostenuti per il canone se il bene è utilizzato per esercizio di attività commerciali, artistiche o professionali.

Autore: Avvocato Giacomo Locopo

Immagine di Giacomo Locopo

Nato a Catania il 25 febbraio 1970, l'avvocato ha conseguito la laurea in Giurisprudenza presso l'illustre Università degli Studi La Sapienza di Roma. Attualmente, è iscritto all'Albo dell'Ordine degli Avvocati nella città di Palmi, dove esercita la professione legale con competenza e dedizione.