Cos'è lo Spread? Vediamo tutte le variabili
In materia di diritto e soprattutto di diritto commerciale, è necessario conoscere a fondo determinate dinamiche e indici utili a regolare l'andamento economico stesso personale o di una intera Nazione. Cos'è lo Spread, e conoscere argomenti come Bot, Euribor, Irs ecc. è importante: questi concetti vanno dunque compresi anche e soprattutto per evitare passi falsi e investimenti che potrebbero rivelarsi rovinosi.
Lo spread è sicuramente un indice da tenere particolarmente d'occhio e che ultimamente sta dando molti problemi all'economia italiana e di diversi Paesi europei. La riforma Monti inserita dal Governo Tecnico Monti puntava infatti non solo a ridurre la crisi e ad apportare un pareggio del bilancio, ma anche a ridurre e regolarizzare l'andamento dello Spread.
Scopriamo cos'è lo spread
Con questo termine inglese che in italiano sta a significare margine o scarto, è un valore molto importante ai fini economici. Conoscere cos'è lo spread significa sapere dell'esistenza una somma più o meno cospicua, a seconda dei casi e e dei periodi storici, che le banche e gli istituti di credito inseriscono come valore aggiuntivo ai tassi applicati su determinati mutui, prestiti o finanziamenti.
Lo Spread viene dunque inserito dalla banca come un ricavo e un guadagno da dare alla filiale stessa dove si è chiesto qualcosa a un determinato tasso di interesse: rappresenta dunque un ricavo per la banca che acquista un determinato prodotto a un determinato costo, definito tasso di scambio interbancario, e lo fa comprare ad un prezzo più alto, con la presenza del margine spread; questo dato viene calcolato in base al tasso europeo di riferimento che è l'Euribor; a seconda di tale valore avrà dunque percentuale più o meno alta.
Cosa influenza lo spread
Si tratta inoltre una percentuale che può determinare diversi fattori di tipo economico, come ad esempio la quantificazione del rischio finanziario se si effettuano investimenti. In questo caso se lo è alto, molto rischioso sarà l'acquisto dei titoli il recupero del credito effettuato.
Può inoltre definire l'affidabilità, definita rating, di chi emette il credito; il rating diminuisce se lo spread aumenta. Lo spread è in grado infine di far capire come e quanto chi emette i titoli sia in grado di portare a buon fine le proprie attività finanziare e di produrre altri titoli; in questo caso tale capacità diminuisce se maggiore è lo spread. L'indice è in definitiva in grado di farci comprendere le reali capacità di un Stato di risanare il debito pubblico.
Varie tipologie di spread
Esistono varie tipologie di spread, che andiamo a scoprire:
- Bid-Ask spread: Può essere inteso come il "differenzale domanda-offerta" (bid-ask spread), cioè la differenza tra il prezzo più basso a cui un venditore è disposto a vendere un titolo (bid) e il prezzo più alto che un compratore è disposto ad offrire per quel titolo (ask) e per questa ragione è spesso usato come misura della liquidità del mercato.
- Credit spread: Il termine spread può essere inteso anche come credit spread, che denota la differenza tra il tasso di rendimento di un'obbligazione e quello di un altro titolo preso a riferimento (benchmark); in questo caso, ad esempio, se un BTP con una certa scadenza ha un rendimento del 7% e la corrispettiva Bundesanleihe tedesca con la stessa scadenza ha un rendimento del 3%, allora lo spread sarà di 7 − 3 = 4 punti percentuali ovvero di 400 punti base. È importante notare tuttavia, che la determinazione giornaliera dello spread avviene sulla base delle libere contrattazioni sui mercati dei titoli e quindi, necessariamente, sulle quotazioni del mercato secondario.
Il rendimento atteso o richiesto (e alla fine offerto) può infatti salire o scendere in funzione del grado di fiducia degli investitori/creditori, a sua volta misurabile attraverso eventuali squilibri tra domanda e offerta di titoli: se l'offerta è superiore alla domanda, il rendimento atteso aumenta per tentare di riassestare la domanda e viceversa. È a questo proposito necessario tenere presente che i rendimenti dei titoli già emessi (quelli trattati sul mercato secondario) hanno un valore prestabilito al momento della emissione del titolo, che può essere pari a quello nominale, se il titolo è stato emesso alla pari, o maggiore (rendimento effettivo all'emissione), se il titolo è stato emesso sotto la parità. Per titoli di questo tipo trattati sui mercati quindi non è possibile modificare il tasso se non variando il valore di trattazione: se il tasso d'interesse nominale non soddisfa gli operatori perché troppo basso, il titolo verrà negoziato ad un valore inferiore fino al punto in cui il tasso effettivo non salirà al livello ritenuto congruo dal mercato.
L'articolo è stato scritto dalla Redazione di ElaMedia Group